L’Assunta

La Madonna sorrideva. Dal cielo o ovunque si trovasse, invisibile agli occhi di quanti gremivano il sagrato e l’interno del Duomo, sorrideva.

Il giubilo dei contradaioli profluiva lungo la navata centrale, sotto le volte stellate e fra le bandiere agitate dall’entusiasmo o pendenti dai pilastri, verso l’altare maggiore: qui una luce dalla parvenza immortale, nascente chi sa da dove, disegnava un alveo che avrebbe accolto il canto di ringraziamento e il Drappellone ottenuto dalla vincitrice.

Portato sulle braccia, il fantino che aveva condotto il cavallo alla vittoria avrebbe da un momento all’altro varcato la soglia, sorvolando la celebre iscrizione latina che significa: Ricorda di entrare puro nel purissimo tempio della Vergine. Fuori, davanti all’ingresso, sotto le vette immacolate della facciata, il cavallo sostava in mezzo alla folla, che lo cingeva col rispetto devoto degli sguardi.

La Madonna discese, o trapassò l’aria al livello del pavimento, e non vista si mosse, sempre sorridendo al suo popolo. Andò lentamente di fronte all’altar maggiore e si fermò, posati i piedi nudi sul tappeto rosso, sopra l’ultimo dei gradini che ad esso conducono.

Quando il Palio entrò in Duomo, i contradaioli lo condussero, percorrendo la navata, davanti all’altar maggiore, dove fu Lei ad accoglierlo, riflettendo la propria immagine nel drappo dipinto.

“Ancora e sempre sei presso di me e mi vedo in te – disse la Madonna – così come variamente vengo immaginata. Gli artisti ti dipingono cercando di interpretare i sentimenti del mio popolo o il loro stesso animo, colmo di domande su di me. Ti vedo come vedo la loro dedizione. Ti ricevo perché ricevo quest’ansia che si è liberata; perché tutto questo amore per la vittoria racchiude il desiderio di primeggiare nella fede. E per questo, anche se qualcuno, perdendoti, soffre e piange lacrime di amarezza, ogni volta è Siena, è la mia città che vince. Io ti prendo, e ti affido al loro amore, come loro sono affidati al mio. In un perenne rinnovo”.

Testo: Andrea Laiolo

Illustrazione: Riccardo Manganelli

Andrea Laiolo nasce ad Asti nel 1971. Si laurea con una tesi sulla valenza scenica del verso alfieriano, vincitrice del Premio Alfieri nel 1999. La sua prima silloge poetica è del 2004, seguita da altre, le ultime delle quali sono Aurea Ora (Bertoni 2021) e Nella schiusa rosa dei venti (Controluna, 2023) che contiene anche testi di Mario Marchisio e Bartolomeo Smaldone; ha inoltre pubblicato testi teatrali e vari interventi saggistici. Del 2022 è I figli del mattino (Readaction Editrice), raccolta di racconti ispirati agli antichi pittori della Scuola Senese e alle loro opere: il più recente pannello appartenente a un lavoro letterario che ha avuto fin dall’inizio la città del Palio tra i suoi principali oggetti, e già sfociato in una raccolta poetica interamente dedicata: La città della Festa, Achille & La Tartaruga, 2016)