“Ci giungono sempre più spesso segnalazioni da parte di lavoratrici e lavoratori migranti, giunti sul nostro territorio a seguito del Decreto flussi, che incontrano difficoltà ad aprire rapporti di conto corrente nelle filiali bancarie del territorio”.
Lo fa sapere la Cgil di Siena in un comunicato.
“Si tratta – spiegano – di persone entrate nel nostro Paese a fronte di un regolare contratto di assunzione nei settori dell’edilizia, del turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e dell’autotrasporto, per le quali l’apertura di un conto corrente è fondamentale, almeno per l’accredito dello stipendio. Ci risulta, invece, che in moltissimi casi le banche neghino l’apertura del conto per la mancanza di un permesso di soggiorno “definitivo” il cui rilascio richiede tempi tecnici abbastanza lunghi”.
Tale situazione “è in evidente contrasto con quanto riportato, ad esempio, sul sito web del Ministero del Lavoro- osservando dalla Cgil-: “La titolarità di un conto corrente costituisce un diritto fondamentale poiché, in assenza, non è possibile essere regolarmente assunti e retribuiti da un datore di lavoro, nonché accedere alle prestazioni sociali e assistenziali introdotte dallo Stato italiano. È pertanto illegittimo e discriminatorio il comportamento dell’istituto bancario o postale che in presenza della documentazione necessaria (codice fiscale, documento di identità o ricevuta della presentazione della richiesta di protezione internazionale) si rifiuta di aprire al richiedente il conto corrente di base”.”
“Tale impostazione è ribadita dalla Circolare ABI del 19 aprile 2019 che riconosce la ricevuta di richiesta del permesso di soggiorno come documento valido per l’apertura di un conto corrente di base – continuano -. E’ evidente che le indicazioni sul sito web del Ministero del Lavoro e quelle di ABI non siano sufficienti ma che necessitino di un intervento legislativo che veda gli istituti obbligati a fornire un servizio bancario di base”.
“Come Cgil provinciale di Siena facciamo appello al sistema bancario e postale territoriale, al Prefetto ed alle Istituzioni locali affinché si impegnino a rimuovere gli ostacoli all’apertura di rapporti di conto corrente alle lavoratrici e ai lavoratori migranti, invitando le associazioni datoriali ad unirsi alle nostre sollecitazioni. Il libero accesso ai servizi bancari e finanziari costituisce non solamente un diritto fondamentale delle persone, ma più in generale un vero e proprio argine contro fenomeni quali il lavoro nero, l’evasione fiscale, la concorrenza sleale e l’usura”, continuano.