“Giani è bene che venga a vedere come funziona la Misericordia di Siena. Se avessimo voluto essere un’azienda ci saremmo chiamati impresa sociale”. A qualche giorno di distanza dalle parole del Governatore della Regione Toscana sulle Misericordie, pubblicate sulla stampa, Andrea Valboni, provveditore dell’Arciconfraternita senese, non nasconde la propria rabbia.
Cosa è accaduto? Lo ricordiamo: la scorsa settimana è stata annunciata una manifestazione delle Misericordie toscane sotto Palazzo Strozzi Sacrati, dove si trova la giunta regionale. Alla notizia è arrivata la risposta piccata del Governatore della Regione che, sul Corriere Fiorentino, ha paragonato queste associazioni ad un’azienda. Un’uscita, quella di Giani, che ha fatto arrabbiare Valboni. “Come presidente di una Misericordia che ha secoli di storia, mi sento profondamente offeso dalle dichiarazioni del Presidente Giani”, aveva scritto in una nota. “Se sarà deciso che il 25 Settembre si dovrà andare a Firenze per protestare per la vergognosa situazione in cui ci troviamo, la Misericordia di Siena ci sarà”, si leggeva nel testo.
“Da molto tempo chiediamo un incontro con Giani, ma non è successo nulla – spiega Valboni-. Corsinovi, nostro presidente regionale, ha mandato una lettera perché è esasperato. Cerchiamo, come associazioni di volontariato, di chiarire alcuni aspetti”. Il primo fronte riguarda quello dei pagamenti: “La Regione ha concordato con noi un contributo per le nostre attività, ma il contributo è in abbondante ritardo. Questo meccanismo ci faceva andare avanti, almeno pareggiare i conti, ma il rimborso è venuto meno e il problema è grave”, spiega Valboni che aggiunge “vorremmo che si trovasse un accordo e che ci arrivasse quello che ci è dovuto”.
“C’è una seconda cosa che ci dà fastidio: da tempo si parla della definizione di decreti attuativi sulla nuova legge del volontariato del 2019. Esiste una bozza dei decreti – continua-. Noi vorremmo vederla e discuterla, ci possono essere delle conseguenze importanti per noi: si sente sempre di più parlare di maggiore professionalizzazione dei volontari. Vorremmo capire in cosa si traduce questa cosa: per le Misericordie più piccole questo è un passaggio impraticabile-conclude-. Il rischio è che una serie di associazioni smettano di lavorare nel territorio, e chiudano i punti d’emergenza”.
MC
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