“Certamente l’atteggiamento dell’amministrazione qualche risultato lo ha portato a casa”. Luigi de Mossi, sindaco di Siena, è tornato a parlare dell’accordo tra Banca e Fondazione Monte dei Paschi.
Ieri, in una nota congiunta, è stata comunicata la ‘pace’ raggiunta tra palazzo Sansedoni e palazzo Salimbeni grazie ad “un accordo preliminare tra la Banca e la Fondazione in ordine alle richieste stragiudiziali riferite, in sintesi, all’acquisizione di Banca Antonveneta, all’aumento di capitale 2011 e agli aumenti di capitale 2014-2015”. Nello specifico, la Banca si impegna a sottoporre alla deliberazione del prossimo Cda una transazione che definisce in maniera conclusiva ogni contenzioso in essere. L’accordo prevede che la Fondazione ottenga il pagamento di 150 milioni di euro e impegni sulla valorizzazione del patrimonio artistico della Banca. L’accordo preliminare consente alla Banca di ridurre le richieste risarcitorie, “offrendo un contributo rilevante alla soluzione del principale elemento di incertezza che grava sul bilancio di BMps”.
Ma “la partita non è ancora chiusa”, avverte De Mossi. “Bisogna affrontare gli argomenti della direzione, delle opere d’arte, dell marchio della vendita di Monte dei Paschi che non dovrà essere una svendita. Vedremo se la Banca ha le gambe sufficienti, io sto aspettando gli stress test. Voglio sperare che i risultati siano equivalenti a quelli che Mps ha fornito alla stampa”, aggiunge.
Dalla politica intanto arrivano le prime reazioni. Pierluigi Piccini, consigliere di Per Siena, interviene dal suo sito. “Era chiaro che la via muscolare prospettata dal De Mossi non poteva andare in porto e la cifra di centocinquanta milioni di euro sta lì a testimoniarlo”, osserva. “L’importo dell’accordo dimostra con molta probabilità che la strada di una vertenza non era praticabile. La Banca potrebbe aver dimostrato che la Fondazione era a conoscenza dell’operazione Antonveneta. Così facendo e se tale tesi fosse vera allora la Banca avrebbe spuntato le armi di una parte dei belligeranti. Ma centocinquanta milioni hanno il sapore della regalia”, prosegue Piccini che poi scrive: “Ci auguriamo che ci sia altro. Aver tolto il maggior peso delle cause accelera la sistemazione del Mps. E le possibilità, a questo punto, sono diverse siano esse quelle della fusione come quelle di una gestione autonoma. Quest’ultima è la soluzione che a noi piace di più anche se richiederà un vero cambio di passo della Banca sia in termini gestionali che di governance”.
Interviene dalla maggioranza il gruppo della Lega: “L’ipotesi di accordo tra Fmps e Banca Mps è uno snodo cruciale per il futuro di entrambe. Questo risultato è il frutto di un lungo percorso, spesso accidentato, avviato e sostenuto dal Sindaco di Siena con il sostegno delle forze di maggioranza”. Il dito viene poi puntato verso l’opposizione: “Ricordiamo quando, non molto tempo fa, dai loro si levavano mugugni o addirittura esplicite accuse di inutili esibizioni muscolari nei confronti del lavoro dell’Amministrazione. Non sta a noi giudicare la congruità dell’importo, emerge però con chiarezza un dato politico: senza Luigi De Mossi e l’attuale maggioranza, la Fmps si sarebbe accontentata di una cifra molto inferiore e con il silenzio compiacente del Pd, la Banca avrebbe avuto un futuro ancora più incerto”.
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