Una gomma che cancella palazzo Salimbeni, l’immagine usata su Change.org descrive già bene l’intento degli organizzatori di “Non cancellate il Monte“, una petizione nata “per garantire l’autonomia operativa della Banca e la salvaguardia del territorio senese“.
L’atto riceve il nostro sostegno. Chiariamo: la posizione del nostro giornale rimane super-partes, ma Siena News ha deciso di dare visibilità a quella che è una petizione apolitica, spontanea, trasversale e che parte dal basso. Ad accompagnare l’atto, c’è una lunga lettera che porta la firma di “Leandro Cini e tutti coloro che, sottoscrivendo la petizione su “Change.org”, si legge. I destinatari della missiva sono Mario Draghi, presidente del consiglio, due dei candidati alle prossime elezioni suppletive per il ‘nostro’ seggio: Enrico Letta e Tommaso Marrocchesi Marzi. Riportiamo di seguito la lettera integrale. Per poter sottoscrivere la petizione potete cliccare al seguente link. Fateci sapere la vostra opinione
“Recentemente il Ministro Franco ha recitato per la Banca Monte dei Paschi di Siena una sorta di “de profundis” davanti alle competenti commissioni parlamentari, cosa che ha lasciato sconcertati molti di noi, senesi e non solo.
Infatti il Ministro è stato inequivocabile nell’affermare che la Banca MPS non ha alcuna prospettiva di continuare ad operare da sola, che lo Stato non intende chiedere proroghe alla Commissione Europea circa l’impegno a suo tempo assunto sulla cessione della sua quota di maggioranza, che c’è un unico potenziale compratore interessato, Unicredit, in grado di compiere un’operazione di interesse generale/nazionale.
Lo stesso Ministro ha espresso parole abbastanza rassicuranti – e ci contiamo – circa il sostegno al numeroso personale che risulterà in esubero, mentre è stato (volutamente?) generico e anche contraddittorio su alcuni altri aspetti tutt’altro che secondari, come ad esempio la “salvaguardia del marchio”(Banca Monte dei Paschi di Siena non è un marchio, bensì una denominazione sociale destinata inesorabilmente a scomparire con la fine della società), le compensazioni per le ricadute molto negative sul territorio di riferimento, l’esclusione allo stato attuale di rischi di “smembramento”.
Assumiamo che l’analisi impietosa fatta dal Ministro sia, purtroppo, la più aderente alla realtà e tralasciamo le considerazioni di qualche economista (es. Simone Gasperin su Il Fatto Quotidiano del 22.8), che considera invece la possibilità che Banca MPS sia proiettata verso la sostenibilità finanziaria, in grado così di mantenere una gestione autonoma con una missione pubblica di politica economica.
Ciò premesso, la prima cosa fondamentale che chiediamo a ciascuno di Voi è sapere se pensate davvero che l’incorporazione da parte di Unicredit sia l’unica soluzione possibile e da concretizzare al più presto o se invece vedete, come noi, la possibilità di creare le condizioni affinché la Banca MPS possa continuare ad operare con una propria personalità giuridica, magari dopo un ulteriore rimpicciolimento su base interregionale.
Potrebbe infatti restare nelle aree di presenza storica e nei principali capoluoghi, con un capitale adeguato al nuovo assetto dove, magari, una grande banca come azionista “tecnico” di riferimento, lo Stato con una quota ridotta rispetto al presente (con la prospettiva di una graduale uscita) e gli altri attuali azionisti, che pesino inizialmente per circa un terzo ciascuno, potrebbero coesistere e garantire il capitale necessario e sufficiente per lo svolgimento dell’attività bancaria.
Sarebbe l’unico modo per salvare quasi cinque secoli e mezzo di storia (la nascita risale al 1472, da qui il primato di banca più antica del mondo, 20 anni prima dell’impresa di Colombo, quando il Sole girava ancora intorno alla Terra), diminuire gli esuberi già annunciati, mantenere e valorizzare la denominazione sociale che, altrimenti, con l’incorporazione prospettata dal Ministro, sparirebbe e potrebbe rimanere solo come insegna nelle vetrine delle agenzie (magari neanche tutte, in attesa che si proceda alla sua graduale ed onerosa sostituzione). Infine, ma cosa non meno importante, si manterrebbe in vita per la nostra regione l’ultima banca di matrice toscana insediata in tutta la sua estensione.
Particolarmente in Toscana, ma sostanzialmente ovunque, la Banca gode ancora della piena fiducia della clientela, molto fidelizzata, di una Rete di vendita capillare e di comprovate capacità, nonché di personale competente e molto attaccato all’azienda. È il vero valore del Monte che l’acquirente ben conosce.
Si farebbe uno smembramento che quasi tutti dicono di osteggiare? Non più e non peggio della prospettata soluzione Unicredit, interessato solo alla “polpa” e a lasciare le “ossa” alla collettività. Gli sportelli che probabilmente l’Antitrust imporrà a Unicredit di cedere o che la stessa Unicredit non vuole acquisire non rappresenterebbero uno spezzatino? Si tratterebbe caso mai di ripartire la “polpa” tra Unicredit e la “nuova” Banca MPS, con oneri a carico dello Stato probabilmente equivalenti, ma solo diversamente finalizzati.
Perché non si chiede una proroga alla Commissione Europea per il tempo strettamente necessario, sottoponendole un serio piano di sviluppo? Lei, Presidente Draghi, sempre che lo voglia, non dovrebbe avere difficoltà ad ottenerla, stante la sua indiscussa credibilità internazionale. Peraltro la fine del Monte è stata ufficializzata, ironia della sorte, quando ha appena chiuso una semestrale che così positiva non si vedeva da anni, in un momento di grande ripresa economica dell’Italia e dell’intera area Euro.
Sarebbe un’operazione contro corrente rispetto alle aggregazioni da tempo incoraggiate dalle Autorità di Vigilanza? In questa sede ci interessa affrontare le incognite sul futuro e non desideriamo dibattere su colpe e colpevoli di quanto è accaduto in questi ultimi 15-20 anni. Tuttavia come non replicare ricordando le aggregazioni – ed una in modo particolare, ben nota a tutti – che, dissanguando la Banca, sono state la causa dei suoi più gravi problemi? Si tratta di quella stessa banca che, fino a non molti anni prima, era tra le migliori per capitalizzazione, che aveva superato nella sua lunga storia periodi di epidemia, scorribande di eserciti stranieri, le conseguenze delle due guerre mondiali, riuscendo a conseguire utili destinati in parte alla sua autocapitalizzazione e per il resto erogati a beneficio delle Istituzioni non soltanto cittadine, ma anche dei territori in cui erano insediate le sue agenzie.
Con la soluzione che auspichiamo, resterebbero posti di lavoro della Direzione Generale, per quanto proporzionalmente adeguata, ma che già oggi a Siena ha solo una parte della sua consistenza (il resto èdistribuito nelle città già sedi delle banche incorporate). Invece, con la soluzione che prospetta il Governo, trascorso un breve periodo transitorio, non ne resterà neanche una minima traccia. Per la città, che ha già pagato in questi anni prezzi salatissimi (il drastico depauperamento della Fondazione MPS, la diminuzione dei posti di lavoro nella Banca, stop alle assunzioni ormai da qualche lustro, la crisi economica dell’Università degli Studi, la riduzione degli studenti fuori sede e la marcata diminuzione dei flussi turistici causati dalla pandemia), sarebbe una ferita mortale: 2000, se non di più, posti di lavoro persi, cui va aggiunto l’indotto, in un contesto di poco superiore ai 50.000 abitanti.
La perfetta sintesi, non si potrebbe esporla più efficacemente, è stata fatta da Emilio Giannelli sul Corriere della Sera del 3 agosto (https://images.app.goo.gl/c3XFJEnrRnKvr4kaA): l’autocarro del MEF, a guida Draghi e Franco, caricata Rocca Salimbeni, esce da porta Camollia, quella più settentrionale, in direzione Milano. Sulla porta Giannelli ha parafrasato la scritta che da alcuni secoli accoglie benevolmente i visitatori (“Cor magis tibi Sena pandit”) con un più tragico realismo “Cor magis Sena perdit”. Proprio così, il Monte è molto più di una Banca, è un’Istituzione. Con la sua scomparsa Siena perde il suo cuore e ancor di più.
Tra noi è abbastanza diffuso il timore che una larga parte della politica, nazionale e anche locale, forse anche le stesse Autorità di Vigilanza, nel nome di un non meglio precisato interesse generale/nazionale, non vedano l’ora di farla finita con la Banca MPS, per poter seppellire con lei, una volta per tutte, anche le malefatte che l’hanno affossata. Se fosse davvero così, non ci sarebbe più niente da fare. Nessuno può però convincerci che certe operazioni già ricordate siano state frutto esclusivo delle scelte “bancarie” cittadine, come spesso viene pubblicamente asserito; esse sono state volute da centri decisionali “politici” extra cittadini, cui gli organi societari della Banca si sono acriticamente allineati.
Comunque, anche in caso di continuità operativa del “nuovo MPS” che consideriamo essenziale, a Siena dovrebbe essere garantito un risarcimento congruo che possa creare i presupposti per un futuro sviluppo economico e sociale su solide nuove basi, viste le vicende già subite fin qui. Per questo elenchiamo alcune proposte concrete su cui Vi invitiamo ad esprimerVi e soprattutto a impegnare poi il Governo nella loro realizzazione:
1) si collochi al più presto a Siena il polo nazionale per la ricerca e la produzione dei vaccini, più volte annunciato per fronteggiare le future temute pandemie. Siena ha una tradizione consolidata che risale al 1904 con la fondazione da parte del Prof. Achille Sclavo (oggi parleremmo di start-up di emanazione universitaria) di un istituto divenuto prestigioso e che, dopo diversi alti e bassi, attualmente appartiene alla multinazionale GSK, che purtroppo qui non sembra aver intrapreso attività di rilievo contro il Covid-19;
2) si dia vita ad un vero distretto delle scienze della vita, comprendente le diverse realtà già esistenti; oltre alla Fondazione TLS, distintasi nella ricerca di anticorpi monoclonali, sono presenti sul territorio piccole imprese nell’ambito degli stessi vaccini, diagnostica, test farmacologico, produzione di macchine per l’infialamento e di congelatori per la conservazione dei farmaci, che andrebbero aiutate a crescere ed integrare meglio le rispettive catene del valore, ricercando sinergie anche con altre importanti realtà toscane. Non ultimo per importanza, ci sono eccellenti ricercatori, tra i quali spicca il Prof. Rino Rappuoli, uno scienziato tra i massimi esperti mondiali nella ricerca di vaccini, degno del premio Nobel.
3) si affronti con decisione la cronica carenza di infrastrutture nei trasporti attraverso il raddoppio e l’elettrificazione almeno della linea ferroviaria Siena-Empoli, dove si continua a viaggiare ed inquinare su locomotori diesel, con gli stessi tempi di quando cento anni fa “sfrecciavano” – allora forse si poteva affermare – le littorine; bisogna poter raggiungere Firenze (alta velocità) e Pisa (aeroporto internazionale) in meno di un’ora. Con gli attuali tempi di percorrenza – per credere non occorre provare, basta dare un’occhiata agli orari – come si possono attrarre investitori? Poi ci sono le carenze nella viabilità stradale: del completamento della “due mari” e della realizzazione della “nuova Cassia” si dibatte da decenni.
4) si costruisca nella parte orientale della Provincia la prospettata stazione dell’alta velocità “Media Etruria”, garantendone il raggiungimento in tempi ugualmente ragionevoli per chi è diretto a Roma e al Sud d’Italia o viceversa;
5) si rafforzino le due università dotandole di maggiori mezzi, attivando ulteriori corsi di laurea e di specializzazione, coerenti con le nuove linee di sviluppo, e possibili collaborazioni internazionali, in modo da attrarre e formare un maggior numero di docenti, ricercatori e studenti. Voi stessi, che potete vantare meritatamente qualificate relazioni anche a livello internazionale, potreste favorire questa crescita;
6) si intervenga, a cura del Ministero per i Beni Culturali e degli altri competenti, per completare il recupero del vecchio ospedale (Santa Maria della Scala, sito museale, scrigno di storia e di opere d’arte), che ha tutte le potenzialità per assumere una rilevanza internazionale, e di altri edifici storici in stato di quasi abbandono o comunque inutilizzati, soprattutto per riempirli di “sane” attività economiche come restauro, esposizioni permanenti e temporanee, laboratori per artisti e artigiani di qualità. Si potrebbe attivare un meccanismo che funzioni come la “legge speciale per Siena”, che per diversi anni, qualche decennio fa, consentì il restauro conservativo di importanti porzioni del centro storico, divenuto poi patrimonio Unesco. La fortezza medicea e l’intera cinta muraria trecentesca necessitano di grandi interventi di restauro, nonché di una qualificata progettazione per assicurarne una proficua fruizione pubblica;
Si racconta che negli anni 50, un influente politico del tempo non abbia esitato ad imporre una variazione del tracciato dell’autostrada A1 affinché arrivasse a lambire Arezzo, sua terra di origine e suo bacino elettorale, senza curarsi né dell’allungamento della percorrenza nord-sud, né dei danni arrecati ai territori limitrofi, figuriamoci delle maggiori emissioni inquinanti. Siena si dovette consolare con il raccordo “Autopalio”, il cui progetto fu pagato dal Monte dei Paschi, allora ICDP, che ne fece omaggio alla collettività. Ancor oggi, i non più giovani chiamano quel tratto autostradale “curva Fanfani”.
Nell’attualità, il nostro appello è rivolto al Governo affinché faccia qualcosa di molto più nobile, meritevole, meritorio ed ecologico, peraltro in linea coi principi del PNRR: la “Svolta per Siena”, che consenta alla Banca di continuare ad operare e a questo territorio di trovare nuove solide linee di sviluppo. Se si vuol perseguire l’interesse generale, come è stato affermato per l’incorporazione di MPS in Unicredit,
danneggiando legittimi interessi specifici, i danneggiati vanno congruamente indennizzati. Ciò riguarda un’intera collettività, indipendentemente dagli orientamenti e dalle opinioni dei singoli. Questa svolta potrebbe e dovrebbe trovare il pieno sostegno, deciso e convinto, di tutte le forze politiche, economiche e sociali, che dovrebbero far convergere tutte le proprie energie verso il bene comune.
Dopo un terremoto (tale è stato per la città la crisi della Banca, figuriamoci l’annunciata scomparsa) serve l’intervento immediato della “Protezione Civile” e poi l’aiuto per la ricostruzione. Se lo Stato si limiterà a “portar via le macerie”, non resterà che desolazione. Certamente si potrà far leva su arte, turismo, qualità dei prodotti agricoli, unicità del paesaggio, tutti punti di forza specifici da valorizzare ulteriormente. Tuttavia questo non basta perché non ci sarà futuro per i giovani senza un tessuto industriale moderno e sostenibile e il terziario più avanzato.
Ecco perché rinnoviamo l’appello al Governo affinché mantenga in vita la Banca, anche se avesse bisogno di qualche ulteriore terapia. In particolare Lei, Presidente Draghi, faccia sì che il Monte non sia cancellato, anche usando al bisogno “mezzi non convenzionali” che, in altri difficilissimi momenti, Le hanno consentito di salvare l’Euro per cui Le siamo grati.
Da quanto comprendiamo, è stato fatto per Alitalia più volte, perché non farlo per la nostra Banca? Se agirà in tal senso, il Suo Governo e tutti Voi sarete
ricordati come i salvatori del Monte che l’hanno sottratto all’annunciata “eutanasia”, così come ancora oggi si ricorda positivamente il podestà Bargagli Petrucci che, con una buona dose di coraggio, si oppose con energia e successo alla volontà del Duce che voleva trasferire la Direzione Generale del Monte a Roma. Non c’è alcuna avversione verso Unicredit, che potrebbe essere un partner importante per il “nuovo MPS”, bensì per la soluzione annunciata che cancellerà la più rilevante azienda del territorio.
Diversamente il Monte dei Paschi scomparirà; ne resterà solo il nome scolpito sulla pietra della porta di Rocca Salimbeni, a imperitura memoria di uno scempio originato dalla “cattiva politica” a cui la “buona politica” non seppe porre rimedio, nemmeno con il “Governo dei migliori”.
In attesa di auspicate precise e impegnative prese di posizione sui temi qui sollevati, ma soprattutto di utili azioni concrete, salutiamo augurando a tutti buon lavoro, sia per questa città che per l’intero Paese”.