Toscana

Mps, ecco i motivi dietro al divorzio con Bastianini

“La gestione dei rapporti con la stampa” senza «che siano state utilizzate le strutture preposte interne alla banca anche in relazione ai rapporti istituzionali” ed ancora “la posizione talvolta ambigua tra la definizione di un piano industriale stand alone ed un piano al servizio di un’operazione strutturale auspicato” che ha costretto il consiglio ad occupare “numerose sedute al fine di dover costantemente chiarire le finalità del piano industriale”.

Sarebbero questi alcuni dei motivi per cui il cd di Mps avrebbe scelto di togliere le deleghe all’ormai ex ad-Guido Bastianini. A ciò si aggiunge un “atteggiamento non pro attivo nell’identificazione del percorso strutturale”. Lo stesso Bastianini starebbe valutando un’azione legale contro la Banca.

Nel conto che è stato fatto pagare a Bastianini c’è anche “la complessa gestione delle figure manageriali”in particolare nelle circostanze che hanno riguardato alcuni manager poi usciti dall’istituto — tra cui il general counsel Riccardo Quagliana — che “avrebbe richiesto un diverso livello di trasparenza nell’esecuzione delle delibere», come pure “l’assenza di una chiara presa di posizione giunta talvolta sino all’astensione” su proposte arrivate al consiglio dalle strutture della banca «senza espressione di orientamento in vicende di particolare delicatezza», costringendo il cda «ad agire in assenza di una precisa linea gestionale”.

Ci sono poi tra i punti di contestazione “i disallineamenti nell’esecuzione di alcune delibere consiliari” a lui delegate e”il fraintendimento creato rispetto all’audizione parlamentare la cui segretazione non è stata preventivamente autorizzata» dal cda che dunque «non ha potuto licenziare il testo consegnato alla commissione né tantomeno conoscere il testo dell’adunanza”. Per assicurare il «successo» del piano industriale “sono stati a più riprese richiesti cambiamenti manageriali mai avviati» e per concludere è stata lamentata “la difficoltà di ottenere la proposta in merito ai piani di successione”, arrivata dopo diverse sollecitazioni solo il 31 gennaio.

marco crimi

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