Per Pierluigi Piccini le affermazioni di Luigi De Mossi riportate su La Repubblica Firenze (“La multiutility regionale va fatta”) si legano addirittura al nuovo possibile inquilino dentro palazzo Sansedoni.
“Sullo sfondo della discussione in corso”, sulla multiutility regionale “c’è la nomina del presidente della Fondazione Mps- scrive Piccini sul suo sito-. Sarà vero? Da quanto è dato sapere un accordo è stato trovato, se ne parla ai quattro venti e Carlo Rossi non dovrebbe avere grandi problemi; così come sembra che ci sia un accordo generale, con tempi diversi, che potrebbe trovare una soddisfazione generale. Dunque, il gioco in Fondazione si fa, stante la situazione, con il centrosinistra coniugato in fiorentino per diversi motivi, la destra è fuori gioco. E quindi…”
Per Piccini il sindaco De Mossi, che apre anche ad una collaborazione con Dario Nardella, sta giocando “sul piano politico, senza comprendere quali sono gli effettivi vantaggi per gli abitanti della provincia di Siena. Ancora più strana, se pensiamo che la città di Siena, senza i comuni della provincia non conta quasi nulla. Comunque, la partita è in mano, ancora una volta, alla Val d’Elsa e in particolar modo al sindaco di Poggibonsi”.
La fuga in avanti del nostro primo cittadino sul tema della necessità di una società toscana di gestione dei servizi pubblici è stata commentata anche da Bruno Valentini, consigliere dem. L’ex-sindaco ha parlato di un De Mossi intenzionato “mettersi a sedere nei tavoli più importanti con Firenze e gli altri capoluoghi” invece che sviluppare “una equilibrata riflessione sugli interessi in gioco e sulle istanze del nostro territorio”.
Valentini prosegue: “Non basta aggregare le tante società dei servizi pubblici in una maxi-fusione per ottenere risparmi ed economie di scala che consentano di finanziare i grandi investimenti necessari, contenendo le tariffe per gli utenti. In questo mercato nuotano tanti squali. La storia recente mostra tanti episodi di sterile gigantismo che si sono tradotti in mega società alfine meno efficienti, con aumento dei costi dei servizi-continua-. In effetti un territorio come la provincia di Siena, che ha uno dei più bassi indici di densità demografica d’Italia, avrebbe bisogno di ingenti investimenti che almeno in teoria sarebbero meglio supportati da società di dimensione maggiore. Sarebbe, però, un salto nel buio se non avessimo preventivamente solide garanzie sul controllo effettivo sulla nuova società , che ci assicuri di non finire schiacciati dagli interessi delle città maggiori e di mantenere un collegamento dal basso, che tende ad allentarsi quanto più le centrali decisionali si allontanano dai Comuni”