Toscana

No all’autonomia differenziata: Cgil, Bindi e Montanari si oppongono con fermezza al decreto Calderoli

“Una rovina per il paese”: è questo in estrema sintesi il messaggio che hanno voluto lanciare i relatori del convegno sull’autonomia differenziata e le riforme istituzionali alla saletta dei Mutilati. Un’iniziativa promossa dalla Cgil Toscana, che si è opposta alla misura, ritenendo il ddl Calderoli dell’autonomia differenziata un vero e proprio rischio per il territorio toscano e per molteplici settori lavorativi.

“Come Cgil vogliamo contrastare questa misura – commenta Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana -. Già in Italia ci sono molte disuguaglianze, perché se si nasce in un determinato territorio piuttosto che in un altro si potrebbe vivere peggio. Quindi servirebbero delle leggi che portano ad un maggior equilibrio, perché in questa maniera si andrebbe solo a peggiorare la disparità. Dal punto di vista lavorativo sarebbe ancora peggio, poiché se passasse il decreto Calderoli, ogni regione stabilirebbe i costi del lavoro come meglio crede e sarebbe un disastro”.

Dello stesso avviso anche l’ex ministro della sanità, Rosy Bindi, la quale già qualche settimana fa aveva affermato il concetto che l’autonomia differenziata può essere un colpo finale sul sistema sanitario nazionale.

“Per la sanità il rischio più grosso è rappresentato dal punto di vista finanziario – spiega Bindi -, perché di fatto diminuirà le risorse, portando ad una maggiore disuguaglianza, già fortemente marcata. Per quello che riguarda la sanità, inoltre, c’è un problema di fondo: con questa misura si chiederebbero competenze a livello regionale per risolvere problemi di tipo nazionale. Se si chiede al Veneto di risolvere una difficoltà a livello sanitario, come ad esempio la carenza dei medici che tocca tutto il paese, non capisco perché non si debba risolvere anche in Toscana. Si rischia di tornare ai sistemi delle mutue, in cui si veniva assistiti in base a ciò che si pagava e non in base al bisogno”.

Tra i presenti, anche il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, che ha analizzato la situazione dal punto di vista accademico.

“Una rovina per l’Italia – commenta Montanari -, che ci riporta ai tempi del Risorgimento. Trovo molto grave che tra le regioni che hanno proposto questa misura ci sia anche l’Emilia-Romagna, ciò significa che non si tratta solamente di un problema della destra, ma è un problema di tutti. Dal punto di vista universitario porterebbe alla fine dell’autonomia, perché una cosa del genere porterebbe vantaggi solo alla Lombardia, che a quel punto potrà avere il controllo sul mondo accademico”.

Pietro Federici

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