Un medico “durante un turno al pronto soccorso di Nottola ha avuto necessità di essere soccorso lui stesso ed è stato in seguito ricoverato per accertamenti cardiologici presso lo stesso ospedale. Questo fatto pone come non più rinviabile la questione dei carichi di lavoro: turni insopportabili che espongono i sanitari, ovvero cittadini lavoratori, ad un rischio grave di patologie acute e croniche”.
Lo comunica in una nota l’intersindacale dell’Emergenza-Urgenza dell’Asl sud est che denuncia: “lanuova ondata epidemica si sta inesorabilmente abbattendo sugli ospedali, e in particolare sulle strutture di pronto soccorso, già strutturalmente gravate da una carenza cronica di organici”. Gli operatori “sono ormai da anni costretti a carichi di lavoro insostenibili per numero di turnazioni ed intensità di attività, i quali difficilmente garantiscono giorni di riposo; riposo ed integrità ancor più necessari per affrontare l’enorme carico di stress causato dall’epidemia-si legge ancora-, nonché dall’affollamento di persone in ricerca di risposte che la sanità del territorio non è in grado di fornire loro”.
L’intersindacale torna a parlare del fatto dell’ospedale della Valdichiana: “E’ necessario prendere atto del fatto che così non si può andare avanti – si elgge ancora-. È inaccettabile che al pronto soccorso di Nottola, dove secondo uno studio interno della stessa Asl Toscana sud est, il carico di lavoro prevederebbe un organico di almeno 15 medici in condizioni di non emergenza, siano costretti a fronteggiare il nuovo picco pandemico solo otto medici, ora ridotti a 7”.
“I sindacati medici, che non si sono mai sottratti nel dare il proprio contributo per migliorare il funzionamento del sistema-prosegue il testo.-, come ha dimostrato anche l’accordo dello scorso luglio di politica sindacale sanitaria, denunciano ancora una volta lo stato di grave carenza di personale delle strutture ospedaliere e in particolare dei pronto soccorso, delle rianimazioni, del sistema 118 e del Dipartimento di emergenza- urgenza; criticità analoghe si rileverebbero anche nei reparti ospedalieri delle Medicine, nonché nei servizi di Igiene pubblica e dei servizi territoriali del distretto sanitari.
È giunto il momento di prendere coscienza che per garantire i servizi minimi assistenziali adeguati bisogna disporre delle risorse necessarie, soprattutto in questa fase emergenziale. Pensare, infatti, di affrontare il problema richiedendo ulteriori sacrifici al personale sanitario, già al limite in condiziono normali, oltre che ingiusto e rischioso per i cittadini, è del tutto insensato e inammissibile per la salute degli operatori, come testimonia l’ultimo caso di Nottola”, recita il comunicato.
“E’ bene sottolineare che i medici non mancano. Mancano però i medici specialisti, soprattutto nell’emergenza-urgenza, e se non si corre ai ripari garantendo loro condizioni di lavoro sufficienti, ce ne saranno sempre meno- continua la nota-. E’ necessario prendere posizioni decise e importanti a tutela della salute pubblica, soluzioni anche temporanee ma percorribili. In particolare, utilizzare il personale a disposizione assegnato alle strutture di pronto soccorso sottoutilizzate, almeno a coprire i turni notturni, in modo da ridurre la criticità dei pronto soccorso di riferimento come quello di Nottola; migliorare l’integrazione con il sistema territoriale del 118 e dei servizi di continuità assistenziale e dei servizi Usca”.
I sindacati dei medici dell’ Asl lanciano infine un appello a Regione, sindaci, Azienda. “Affrontate senza indugio, senza ritardi, il problema del pronto soccorso, con concretezza. Occorre superare localismi, interessi politici di campanile datati da parte delle comunità locali e dimostrare coraggio di agire in prima persona da parte della Regione. È ora di decidere”.