Toscana

Nuovo anno alla Stranieri: c’è la Balzana, manca il Comune. Montanari: “Saluto il sindaco che ha scelto di non essere tra noi”

“Desidero inviare il saluto più rispettoso e amichevole al Sindaco di Siena, che ha scelto di non essere presente tra noi”. Usa queste parole il nuovo Rettore dell’Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari quando guarda la sedia vuota dove si sarebbe dovuto sedere un rappresentante del Comune di Siena.

L’amministrazione comunale ha infatti disertato l’inaugurazione del nuovo mandato elettorale e del nuovo anno accademico alla Stranieri. Non c’è il sindaco, non c’è l’assessore all’Università, non ci sono gli altri membri della giunta.

Nella sede didattica dell’ateneo si è presentato solamente il Gonfalone con la Balzana. Montanari ha scelto però di non attaccare ed ha invece auspicato una collaborazione tra le due istituzioni. “Per questo accogliamo con gioia e gratitudine le bandiere delle diciassette contrade, il gonfalone della Regione Toscana e quello della Provincia: perché l’università si sente parte di una comunità civile, della sua storia, del suo desiderio di futuro. Siamo profondamente legati all’amatissima città di Siena, e alle sue istituzioni: qua oggi tra noi rappresentate dalla Balzana, il gonfalone civico che salutiamo con deferenza e con affetto”, dice.

E’ certo però che quanto è accaduto dopo il suo articolo sulle foibe non poteva non essere affrontato durante il suo primo discorso da Rettore. “Nelle scorse settimane, per aver espresso un punto di vista culturale, per aver ammonito sulle conseguenze della manipolazione politica della storia, per aver denunciato la strumentalizzazione politica delle vittime delle Foibe, ho dovuto subire un accanito linciaggio mediatico. E voi con me: e ve ne domando scusa- dice-. Penso, tuttavia, che ne valga la pena. Nel programma di mandato mi sono impegnato a dedicare dodici aule ai soli dodici professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo, nel 1931: ho capito a mie spese quanto quell’idea fosse attuale. Se guardiamo a quella generazione, la resistenza che ci è richiesta, è ben poca cosa: non farla – per convenienza, viltà, malinteso amore di pace – sarebbe una vergogna imperdonabile. Del resto, da storico dell’arte credo profondamente nella forza dei luoghi, nelle storie e nei destini che nei nomi dei luoghi sono iscritti. Ebbene, la vita della nostra piccola università si muove tra due poli principali: “Rosselli” (questo plesso) e “Amendola” (il rettorato). Il nostro ‘noi’ è piantato nel cuore della toponomastica antifascista: quelle vite, quegli ideali, quelle voci ci accolgono e vegliano su di noi”, spiega.

 

 

Un messaggio ricco di significato arriva anche quando Montanari parla della lectio magistralis di Cecilia Strada: “Pietro ed io abbiamo chiesto a Cecilia Strada di aprire questo anno accademico, perché ci pare che Resq, «la nave degli italiani» che solca il Mediterraneo per salvare «esseri umani, leggi e diritti», della quale Cecilia è portavoce, sia tra le luci accese nell’eterna notte della Repubblica-afferma-
Italiani che accolgono stranieri: e che per accoglierli li strappano al mare, perché non siano riconsegnati alle carceri libiche – a torture pagate con i soldi delle nostre tasse. Resq salva la nostra stessa identità: «Profugo … povero, ignoto, io vago fra i luoghi deserti di Libia / dall’Europa … respinto»: sono parole del primo canto dell’Eneide, a parlare è Enea. «Profugo … povero, ignoto, io vago fra i luoghi deserti di Libia / dall’Europa … respinto»: se questo è il mito fondativo di Roma, come potremmo essere più fedeli alla traditio, al passaggio di mano della cultura, se non con la presenza, la testimonianza, la parola di Cecilia Strada? Siamo stranieri in Italia: da sempre meticci, fusi, diversi, sangue misto, bastardi. Questa la nostra storia: questo il nostro progetto per il futuro”

Montanari elenca poi quale sarà il suoi lavoro nei prossimi sei anni e delinea gli obiettivi del suo mandato: “La nostra deve essere un’università ribollente di letture tendenziose. È il titolo delle «parole dette da Franco Antonicelli per l’inaugurazione della Biblioteca dei portuali di Livorno-continua-. Dobbiamo costantemente ricordare che la nostra ispirazione è questa fede incerta, piena di dubbi. Consapevole che abbiamo scelto questa vita e questa via, non perché pensiamo di sapere molto. Al contrario, l’abbiamo scelta perché sappiamo di non sapere.

Non mancano i ringraziamenti al suo precedessero Pietro Cataldi: “grazie, Pietro! Grazie per la misura, la grazia, l’equilibrio, la dedizione, la determinazione, e vorrei dire l’amore con cui ti sei preso cura di questa comunità, nella buona e nella cattiva sorte. Grazie per la prosperità, la crescita, l’autorevolezza che hai saputo garantire alla Stranieri”.

 

marco crimi

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