Toscana

“Obbiettivo Solidarietà”, i vincitori del concorso fotografico della Misericordia di Siena

Con il Concorso Fotografico “Obbiettivo Solidarietà 2020”, patrocinato da Regione Toscana, Provincia e  Comune di Siena, Federazione Regionale Toscana delle Misericordie, Fondo Internazionale di Fotografia  (FIOF) e sostenuto da Conad Store Siena, per il sesto anno la Misericordia di Siena pone l’attenzione sul senso  della solidarietà.  

414 foto, arrivate da tutta Italia e da molti paesi esteri (Francia, Turchi, Bangladesh, Iran, Spagna, USA,  Filippine, Grecia, India, Nigeria, Siria e Svizzera) sia da professionisti che da fotoamatori e associazioni di  volontariato, che raccontano come fare del bene significa spesso creare sintonia con chi ti sta intorno e come  agendo per far questo si ottiene in cambio qualcosa di prezioso.  

I giurati, guidati da Elena Datrino, fotografa e artista, hanno privilegiato le fotografie che più si sono attenute  al tema, valutandone originalità, stile fotografico e contenuti inediti rispetto alle precedenti edizioni.  

Con questa premessa la giuria ha assegnato il 1° premio ad una foto scattata in un’aula improvvisata del  Centro Don Orione per bambini disabili di Bombouaka: Desiderio di conoscenza, di Antonio Aragon  Renuncio.  

La mirabile composizione dell’immagine ci trasporta in un ambiente reso pittorico dal sapiente utilizzo della luce. Una  spoglia aula scolastica si trasforma in un’intima scenografia in cui sono immersi i due protagonisti, in una dimensione 

senza tempo. Isolati nel presente in un momento di studio e aiuto reciproco reso sacro dal percepibile silenzio e  contemporaneamente proiettati, per la presenza del pallone, nel mondo esterno e nel futuro. 

La solidarietà si rivela nella sua più pura naturalezza attraverso l’amicizia, l’amore per lo studio, la condivisone del gioco.” 

 

2° premio a “A peace player”, di Mouneb Taim, fotografo siriano di soli 20 anni, che ha realizzato un  progetto fotografico dedicato al giovane Mohammed, un chitarrista, che si definisce musicista di pace,  risiede siede nelle aree di conflitto della regione della Ghouta orientale, vicino a Damasco, ruota nella  maggior parte dei quartieri residenziali e suona melodie tranquille per far dimenticare la guerra.  

Questa la motivazione:  

La fotografia scavalca ogni retorica morale di rappresentazione della vittoria del bene sul male. 

Ha un sapore metaforico e letterario, come se fosse una breve “favola visiva”: Il cantastorie protagonista è portatore di  solidarietà e conforto, incarnando tutta la potenza della musica e della poesia: linguaggi in grado di oscurare il contesto drammatico di un paese completamente distrutto dalla guerra. I bambini, ritratti tra le macerie in una quotidiana scena  ai nostri occhi surreale, sono rapiti dall’ascolto di parole e note in un luogo in cui probabilmente qualche ora o giorno  prima l’unico suono percepibile era il rumore delle esplosioni.” 

 

 

Il 3° premio va ad una foto tratta dal reportage “Gli eroi siamo noi” – realizzato in pieno periodo di lock down  per ritrarre alcune categorie di lavoratori non hanno mai smesso di operare al servizio della comunità. 

La foto “Gli eroi siamo noi” di Massimo Ferrero è stata premiata con la seguente motivazione:  

L’immagine, tratta da un progetto di complessa realizzazione ed estrema coerenza che pone l’accento su alcune  professioni tanto necessarie quanto spesso poco considerate, colpisce per l’immediatezza e l’efficacia comunicativa.  

Lo sguardo tra la giovane volontaria e l’anziano paziente descrive una commovente complicità e il bisogno di  abbandonarsi con fiducia a chi offre sostegno” 

Anche quest’anno abbiamo voluto assegnare due premi speciali. 

La Medaglia del 750° anniversario della Misericordia di Siena alla Foto con il Miglior Messaggio di  Solidarietà è andata a Team Spirit, di Barun Rajgaria, 2020, con la seguente motivazione:  

Un’immagine affascinante, che sembra provenire dal passato sia per l’atmosfera cinematografica della scena in bianco  e nero, che per l’azione fotografata: un gruppo di giovani ragazzi quasi tutti scalzi, con vestiti dimessi, ritratti di spalle  mentre spostano un container su un terreno polveroso a ridosso di un fiume. Un “frame” a cui involontariamente  associamo guerra, fatica, povertà, a cui si può sopravvivere solamente con uno sforzo unanime e collettivo come quello  fotografato.” 

 

 

L’Edizione 2020 ha anche premiato la rappresentazione fotografica della solidarietà al tempo del COVID-19.  Il premio Solidarietà al tempo della pandemia è andato ex-aequo a due foto: L’impossibile che non c’è di  Monica Sutera

e Love is in the “hair” di Chiara Giannelli. Questa la motivazione: 

“Due fotografie dall’approccio molto diverso per rappresentare la convivenza con il Covid 19: entrambe hanno come  soggetto “la mamma” 

La prima accoglie in grembo il figlio non più bambino, abbandonato tra le sue braccia, la seconda è ritratta di spalle  dalla figlia che si intravede sfocata in secondo piano, dopo averle sistemato l’acconciatura Due azioni e due punti di  vista differenti, che hanno in comune il senso amorevole della cura materna La mamma è il primo “ in cui per istinto ci  rifugiamo, dove attingiamo al nostro bisogno di ricevere e dare affetto, è la nostra “ di solidarietà e non è un caso che  sia uno dei soggetti fotograficamente più rappresentati nella pandemia 

Interessanti entrambe le composizioni fotografiche la prima, seppur in un contesto attuale e sereno, ci rimanda al gesto  scultoreo della Pietà, la seconda è un efficace gioco sulla profondità di campo dell’immagine” 

Non sono mancate, anche quest’anno, le menzioni speciali della giuria. 

A Rakibul Alam Khan va la Menzione Speciale per la Miglior Espressione Artistica, per la foto “The Ambia”. Ambia è il nome di una madre, il cui marito è morto in un incidente stradale. Ambia lavorava in un negozio  di cucito e gestiva la famiglia con la figlia, ma si è dovuta fermare a causa del Coronavirus. Impossibilitata a  comprare da mangiare, ha dovuto scegliere la strada della mendicità con sua figlia. 

I volti di madre e figlia diventano un unico sguardo, così come, a causa della pandemia, il loro destino. 

Un ritratto potente in cui, anche se i visi sono coperti, sappiamo immaginarci le fattezze e i sentimenti delle due  protagoniste che, con severa, dignità guardano dritto in macchina, affrontando la realtà e il mondo davanti a loro Il  sapiente utilizzo del contrasto bianco e nero rafforza il senso drammatico della loro vicenda

Infine, la Menzione Speciale per il Miglior progetto fotografico è andata a “Tree of freedom”, di Emeke  Obanor. “Tree of Freedom” è una serie di ritratti di giovani attivisti nigeriani che si uniscono per sensibilizzare  sulla libertà delle ragazze ancora prigioniere di Boko Haram. Ciascuno dei ritratti mostra semi e arbusti di  alberi che nella mitologia africana simboleggiano la vita, la forza e la resilienza. In alcune tradizioni, gli alberi  sono piantati per rappresentare un individuo che può essere sotto qualsiasi forma di schiavitù, come malattia,  prigionia o oppressione, e si ritiene che finché gli alberi sono nutriti e annaffiati per crescere, anche  l’individuo viene sostenuto. Quindi il seme e gli arbusti degli alberi sono il simbolo di questa tradizione  intrapresa per il sostentamento delle ragazze in cattività. Gli attivisti hanno anche scritto lettere e poesie alle  vittime, come preghiere e consolazione. Questi scritti sono stati indirizzati alle vittime e i toni sono di  speranza e coraggio di fronte al terrore. Credono che in qualche modo gli appunti siano mezzi di preghiera e  il destino terrà in vita i prigionieri abbastanza a lungo da leggerli.  

Una storia tragicamente toccante, rappresentata con poesia e delicatezza, affiancando in dittici immagini e parole La  semplicità e la forza dei ritratti sono il risultato di una reale compassione, arricchiti dalla simbologia e dal senso metaforico degli oggetti un progetto che rivendica la forza della preghiera come veicolo della speranza e della  solidarietà

La cerimonia di premiazione è stata quest’anno significativa per la testimonianza in diretta video del  fotografo siriano MOUNEB TAIM, che ha ricevuto il secondo premio per la foto “A peace player”. Mouneb  Taim è nato nel 2000 nella città di Douma, vicino alla capitale siriana Damasco, e da molti anni documenta  fotograficamente la guerra che ha trasformato il suo paese, la Siria. Ha iniziato il suo lavoro sui social media  come attivista a metà del 2011, quando è iniziata la rivolta pacifica siriana. A metà del 2012, le forze del  regime siriano hanno assediato Douma e hanno iniziato ad attaccarla. I bombardamenti gli hanno impedito  di andare a scuola il giorno degli esami finali, che non ha potuto sostenere e gli hanno impedito di  frequentare la scuola mentre la sua città era sotto stretto assedio da parte delle forze governative siriane. 

Per 3 anni ha lavorato per documentare tramite video le violazioni dei diritti umani nella sua città natale e  con il tempo, ha acquisito molta esperienza. Nel 2014 si è interessato alla fotografia e ha iniziato a navigare  in Internet alla ricerca di tutorial per saperne di più. Ha sviluppato le sue capacità attraverso  l’autoformazione, senza studi speciali o accademici. Alla fine del 2014 ha iniziato a lavorare per Agency  Anadolu Images come fotografo freelance. Nonostante la giovanissima età ha già ottenuto importanti premi  internazionali di fotografia. 

Voglio esprimere la nostra gratitudine a tutti i partecipanti, alla giuria, allo sponsor ed ai volontari della  Misericordia, senza i quali questa edizione del premio non si sarebbe potuta realizzare. È una iniziativa in cui 

crediamo fortemente e ci auguriamo di poterla fare crescere ancora.”, spiega Andrea Valboni, Provveditore  della Misericordia di Siena. 

L’Edizione 2020 del Concorso Obbiettivo Solidarietà ha confermato l’interesse e forse la necessità della  rappresentazione per immagini di un tema tanto delicato e ispiratore, quanto difficile da raccontare: il rischio  di cadere nella retorica, nella drammatizzazione o addirittura nella banalità è molto alto. La qualità delle foto  ricevute dimostra anche la maturità di un concorso ormai affermato anche a livello internazionale ed  esprimo, da parte mia dei membri della giuria, l’orgoglio di farne parte” dichiara Elena Datrino, Presidente  della giuria.

 

 

marco crimi

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