Ormai mi risulta difficile leggere gli articoli ed a guardare i servizi televisivi dedicati al turismo. Ma davanti ad un intervento in diretta su un canale Rai che voleva essere positivo e rassicurante perché c’erano “tanti stranieri” davanti a Fontana di Trevi a Roma, ho davvero perso l’ultima speranza su una comunicazione decente dedicata ad un settore così importante per il nostro paese.
È diventato veramente impossibile riuscire a fare un ragionamento appena appena basato su numeri e dati di fatto, se anche la Rai (vi ricordate quando veniva definita la principale impresa culturale italiana?) pensa di fare il servizio pubblico, affidandosi ad un ottimismo di facciata che dimostra disinteresse, prima ancora che ignoranza.
Sotto il sole di luglio, in un periodo in cui ancora si spera che ritornare a fare turismo sia possibile, la presenza di “tanti stranieri” a Fontana di Trevi dovrebbe essere il segnale che la crisi pandemica è finita e che fatturati e posti di lavoro delle aziende del settore stiano speditamente marciando verso la normalità. La dietrologia è una scienza che non mi hai appassionato e dunque non voglio pensare che dietro al servizio ci fosse una richiesta del ministro del turismo o – più probabilmente – di un sottosegretario o di qualche galoppino elettorale del Comune di Roma: in fondo in autunno si vota ed il posto di sindaco della città eterna appare estremamente contendibile.
O se invece, nella redazione, qualcuno abbia pensato che anche nel turismo possa valere la regola della “profezia che si auto avvera”, cioè del fatto che a forza di comunicare una speranza, ecco che questa si realizza magicamente.
Nel turismo di magico – così come di casuale – non c’è niente. Ogni risultato positivo o negativo ha una spiegazione logica e di solito anche facilmente tracciabile. Ma certo questo tipo di analisi non fa notizia e non fornisce nemmeno immagini così belle come quelle della Fontana di Trevi sotto il sole di un’estate italiana.
Aggiungiamoci le solite statistiche a spanne – e talora, anzi spesso anche a gettone – che arrivano da Istat, Banca d’Italia e Coldiretti, con numeri in libertà e spesso in contraddizione fra di loro ed ecco che il quadro si completa e rende veramente impossibile avere un quadro serio sulla capacità di resistenza del settore turistico al secondo anno di pandemia.
Avevo appena letto dei tifosi inglesi che avevano disdetto a tappeto le prenotazioni in Italia dopo la sconfitta nella finale dei campionati europei di calcio, che arriva una ricerca Isnart che invece collega la vittoria della nazionale italiana ad un aumento di attenzioni e ricerche su Google.
Non so cosa c’entri e cosa possa significare per il turismo italiano, ma evidentemente anche su internet tutto va bene.
Come a Fontana di Trevi.
Roberto Guiggiani