Stamani intorno alle 11, un velista viareggino, M.C., mentre navigava a circa due miglia nautiche al largo del porto di Viareggio, ha notato la presenza di un piccolo delfino morto circondato da altri due esemplari più grandi ancora vivi. Immediatamente il diportista ha contattato telefonicamente la Sala Operativa della Guardia Costiera di Viareggio che ha inviato subito sul posto un proprio mezzo nautico. A bordo del battello GC A78 – oltre all’equipaggio di militari – è imbarcato anche il dottor Silvio Nuti, fondatore e presidente del Centro Cetus Viareggio, che sta già studiando le dinamiche di simili eventi nei mari della Toscana.
Giunti sul punto indicato dal velista, i militari della Guardia Costiera ed il Biologo hanno assistito ad una scena unica, ad oggi mai documentatata nell’Pelagos, meglio conosciuta come “Santuario dei Cetacei” (tratto di mare Tirreno e Ligure compreso tra il Fosso del Chiarone – GR, la costa nord della Sardegna e la penisola di Giens – FRA). In mare era infatti presente un piccolissimo esemplare di delfino tursiope femmina, non più di tre mesi di vita, forse ancora in fase di allattamento; il Dotto. Nuti, infatti, ha riconosciuto sul corpo del delfino le pieghe fetali ed ha constatato l’assenza di denti.
Ad ogni tentativo dei militari di recuperare la piccola carcassa del tursiope, lungo meno di 140 cm, si percepiva un evidente comportamento agitato, quasi disperato di altri due due delfini adulti di sesso femminile, rimasti sempre vicino al piccolo tursiope morto. Si trattava con molta probabilità della madre e la sorella del cucciolo, che facevano chiaramente capire di avere un legame molto stretto con il piccolo tursiope morto.
Dopo circa quaranta minuti di osservazione sul comportamento degli individui adulti, l’equipaggio della motovedetta è riuscito a recuperare la carcassa del piccolo delfino per portarla in porto per le necessarie analisi necroscopiche, anche alla luce delle recenti numerose morti che hanno interessato la popolazione toscana dei Tursiopi.
È evidente che la morte del piccolissimo esemplare di di delfino recuperato in data oderna, avvenuta poche ore prima del ritrovamento, non è correlata ad un impatto diretto con azioni antropiche quali collisione con barche, attività di pesca o ingerimento di plastiche.
Il piccolo delfino è stato consegnato a ricercatori dell’università di Siena e le analisi verranno svolte anche in collaborazione con ARPAT e Istituto Zooprofilattico di Pisa.