Possedeva un immobile all’estero(insieme ad altri eredi) ma si era dimenticato di indicarne il valore nell’annuale dichiarazione dei redditi, il presupposto necessario per determinare l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero. L’uomo è stato però scoperto dalla Guardia di Finanza. Il valore dell’unità immobiliare è ammontata, pro-quota ed in ragione alla frazione dell’effettivo periodo di possesso, a 250mila euro e il contesto è stato prontamente segnalato all’Agenzia delle entrate per il recupero di quanto dovuto all’Erario. Tutto è nato in seguito ad un controllo stradale, delle Fiamme gialle della tenenza di Chiusi Scalo, ad un Suv di grossa cilindrata e alla successiva verifica della congruità della capacità economico-reddituale dell’intestatario. Rilevato dalle banche dati a disposizione che si trattava di una famiglia con un reddito di modesta entità , tra l’altro caratterizzata dall’assenza di recenti disinvestimenti, sono subito partiti gli approfondimenti del caso: al contribuente è stato chiesto di fornire giustificazioni sia con riguardo all’origine delle somme utilizzate per l’acquisto dell’auto, sia del corrispettivo contestualmente investito per l’acquisto di un immobile senza necessità di ricorrere all’accensione di alcun mutuo bancario. L’interessato è stato agevolmente in grado di dimostrare la liceità delle cospicue risorse finanziarie investite: si trattava infatti della liquidazione di un’eredità formalizzata all’estero e, pertanto, non registrata negli archivi nazionali del Fisco. Quanto investito derivava, appunto, dalla vendita dell’ immobile all’estero