“Volevo rendere giustizia a quello che è il documento più antico della contrada. Pecci era un grande erudito e forse questo suo lavoro era rimasto un po’ in ombra rispetto ad altre sue opere”.
Mino Capperucci presenta così il volume, di cui è il curatore, dal titolo “Giovanni Antonio Pecci. Deliberationi della Nobile e privilegiata Contrada dell’Aquila(1718-1756)”. L’opera contiene la trascrizione dei verbali della contrada della prima metà del’700, redatti dallo stesso Pecci (letterato, cavaliere, politico senese ma soprattutto una figura decisiva per il rione agli inizi di questo secolo).
“Era un periodo in cui l’Aquila era in difficoltà: negli anni precedenti non aveva più partecipato alle manifestazioni cittadine e si era distaccata dalla tradizioni senesi – spiega Capperucci-. Pecci riuscì, in modo splendido, a farla rinascere e coinvolse tanti personaggi che riuscirono a dargli una nuova vita. Nella ripresa dell’attività ci furono delle difficoltà: le contrade limitrofe avevano assorbito il territorio dell’Aquila ed insorsero quando questa si ripresentò e chiese di poter nuovamente partecipare al Palio – prosegue-. Pecci, dopo un processo al tribunale di Biccherna, riuscì però a fare riammettere l’Aquila in Piazza. La Contrada riacquisì i diritti e prerogative che avevano già le consorelle”.
Il volume è edito dalla Nobile Contrada dell’Aquila e fa parte della collana “Fonti di storia senese” dell’Accademia degli Intronati. “Gli atti dimostrano anche come, nonostante il cambio al comando a Siena da Medici a Lorena, la Contrada non abbia risentito di questo passaggio di potere”, precisa Capperucci. L’opera sarà presentata il prossimo giovedì 9 settembre, alle 18, a Palazzo Chigi Saracini, nel Salone dei Concerti. Durante l’iniziativa sono previsti gli interventi del curatore del libro Mino Capperucci, di Gabriele Fattorini, Vicario generale della Contrada, e di Giovanni Mazzini, storico e archivista. L’evento sarà aperto dai saluti istituzionali del priore della Contrada dell’Aquila Francesco Squillace e da quelli di Roberto Barzanti, presidente dell’Accademia degli Intronati.
“Il mio lavoro è durato quasi due anni, dall’inizio della pandemia – conclude Capperucci-. I documenti di Pecci li avevo già sfogliati per alcune mie ricerche, ma per questa cosa l’ho letto con più attenzione ed ho trovato aspetti molto interessanti”.
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