Raccolta per l’Ucraina, occhio ai beni da donare: “Non basta svuotare le cantine, la generosità si fa col cervello”

“Non basta svuotare le cantine perché la generosità si fa col cervello”. Quando si fa solidarietà bisogna essere attenti: è in sostanza questo il monito della referente Caritas di Siena Anna Ferretti.

Il problema non nasce con questo conflitto ma purtroppo è vecchio come il mondo e si manifesta ad ogni nuova emergenza. “Non ho più la lingua per dirlo: in questo momento c’è bisogno solo di materiale sanitario, di biancheria intima che deve essere nuova e non usata, di alimenti che si possono consumare nel lungo periodo. C’hanno dato cose che facevano rivoltare lo stomaco: indumenti sporchi e consumati”, racconta Ferretti che aggiunge: “Non basta ciò che avanza alla persone, servono delle cose specifiche”.

Ad esempio, fa notare Ferretti, “c’è bisogno di disponibilità economica in modo che la Caritas che agisce direttamente al confine con l’Ucraina possano acquistare beni materiali direttamente lì sul posto”. Ferretti prosegue: “se non vi fidate di dare i  vostri soldi alle associazioni non è un problema. Se volete essere solidali potete comunque aiutare i profughi che vengono qui, saranno loro a dirvi di cosa hanno bisogno”.

“Personalmente non sono a conoscenza di materiale rimandato indietro”, queste invece le parole di Andrea Valboni, provveditore della Misericordia di Siena, che continua: “Chiaramente ci stiamo adoperando per educare le persone ai giusti comportamenti. A questo proposito abbiamo fatto una riunione interna, per cercare di coordinare il più possibile i centri di Siena, Taverne, Isola d’Arbia, San Miniato e quelli di tutta la provincia”.

“Per spiegare meglio quello che ci serve – prosegue – abbiamo affisso i manifesti dove possibile con un elenco”. “Al momento – aggiunge Valboni -, il bilancio è assolutamente positivo. Le persone voglio aiutare, c’è tanto spirito di servizio e voglia di dare una mano. Devo ringraziare anche le farmacie che si stanno prodigando in una raccolta importantissima. Il dato, ad oggi, – conclude – è che c’è l’assoluta consapevolezza che ci stiamo confrontando con persone strappate alle proprie vite e che non hanno idea se e quando potranno mai tornare alle proprie case”.

 

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