Toscana

Riaperture bar e ristoranti, le associazioni di categoria: “Con queste regole in tanti sono tagliati fuori”

“Troppe imprese rimangono fuori visto che si parla di spazi esterni con una discriminazione che non va bene. Poi si parla di distanze di due metri, di bar chiusi alle 14”. Giudizio sospeso da parte di Fipe Confocommercio Siena sul programma di riaperture delineato dal premier Mario Draghi.

L’associazione fa  notare come “troppe imprese restano tagliate fuori” e aggiunge “per queste realtà il lockdown non finirà il 26 aprile. E sono tante. Quindi è importante avere una road map molto precisa che indichi come e quando si potranno coinvolgere anche coloro che hanno solo spazi interni”. Inoltre la Fipe punta la lente su altre urgenze, come lavoro, ristori, affitti, tasse, che “devono rimanere nell’agenda del Governo perché sono lì e hanno una urgenza drammatica”. Per Fipe Confcommercio la speranza è  quella di “ poter costruire con i Comuni una collaborazione in modo tale che possano fare tutto ciò che è in loro potere per favorire la concessione di suolo pubblico agli operatori sfavoriti da questa riapertura parziale”.

Dubbi in merito alle riaperture sono stati espressi anche da Confesercenti. “Si parla finalmente di date certe per la riapertura, ma non nei termini che ci aspetteremmo”, è il commento di Michele Vitale, presidente provinciale dei ristoratori Fiepet Confesercenti Siena. “Oltre al servizio solo all’aperto fino a giugno, si parla di una distanza obbligatoria di due metri tra i tavoli- continua-, che sarebbe una misura inapplicabile per centinaia di ristoranti e bar anche in provincia di Siena; e della consumazione al banco del bar consentita solo fino alle 14, senza capirne il perché. Aspettiamo di vedere cosa effettivamente sarà contenuto nel nuovo provvedimento”.

“Dopo quattordici mesi di restrizioni, nuove misure di questo tipo metterebbero ancora di più a rischio il settore, che dà lavoro in questo territorio a centinaia di imprese e quindi persone. La drastica riduzione della capacità di lavoro dei locali al chiuso, ne obbligherebbe tanti alla chiusura definitiva. Questo settore è stremato, siamo stanchi di questa altalena di indicazioni che scoraggiano sia noi che i consumatori”, conclude Vitale.

marco crimi

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