“Senz’altro l’indebolimento umano del presidio boschivo nella fase del lockdown del Covid-19 non è la ragione che ha consentito alla popolazione degli ungulati di conquistarsi spazi e accrescere la possibilità di trovare foraggi. La crescita esponenziale di cinghiali, daini, caprioli e quant’altro ha spiegazioni di lunga data”. Lo afferma Riccardo Galligani, candidato della Lega alle elezioni regionali.
“Per la Regione Toscana che è la proprietaria di tutta questa fauna la soddisfazione è comunque poca – prosegue Galligani –. Il fondo per i risarcimenti, previa una burocrazia ostica a imprese e cittadini, è cronicamente insufficiente soprattutto quando è provabile che questa fauna è stata causa di un grave o gravissimo sinistro stradale. Il rapporto della politica delle sinistre con il tema della caccia è deteriore. L’assegnazione dei territori venatori di abbattimento è stata spesso condizionata dalla ricerca di consenso e ha avuto come conseguenza ulteriore il foraggiamento – che è fatto decisivo perché l’incremento delle specie è strettamente correlato al nutrimento e non a periodi fecondi – in spazi meno appetibili. E’ attività che polizie provinciali e forze dell’ordine dovrebbero impedire, ma non è opera facile per gli attuali organici e le attuale strutture. Deteriore è anche il fatto che si tratti la questione con motivazioni spesso demagogiche e irrazionali. Le colture agricole non sono sviluppate per lucrare sui fondi ma per l’aspettativa di raccoglierne i frutti; il proliferare delle aree parco e le molte proibizioni imposte hanno fatto desistere gli agricoltori dalle tradizionali pratiche secolari di cura del territorio e le specie più aggressive sono prosperate. I cacciatori devono continuare ad essere appassionati di uno sport che implica cultura e tutela dell’ambiente agriboschivo, e i così detti ‘selecontrollori’ non devono sentirsi detentori esclusivi di un diritto a sviluppare un’economia non prevista sulla cacciagione. La Regione ha molte responsabilità nel creare caos che la pone come unica sede di mediazione, basti ricordare l’atteggiamento tenuto sulle armi B7 prima permesse e poi proibite con adeguamento alle leggi antiterrorismo, con grosso danno economico di cacciatori acquirenti e armerie. Siamo di fronte a uno stato calamitoso cronico che ostacola non poco le aspirazioni dell’imprenditoria a un percorso di eccellenza agroalimentare nel Senese. I piani di abbattimento seguono una trafila talmente burocratizzata da renderli parzialmente inefficienti. E’ chiaro che questa materia va riordinata e vanno riorganizzate le relazioni con l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, giacché è proprio l’Ispra il principale freno del cambiamento: il mio impegno a farlo quando sarò eletto nel consiglio regionale è preso con la collettività senese e con il mondo della caccia che deve essere introdotto nelle politiche regionali con capacità paritaria di interloquire”.