La scelta di ammettere al concorso anche persone con la licenza media viene vista “al ribasso” perché “cerca di minimizzare il costo dei servizi, correndo di fatto il rischio di offrire un servizio di bassa qualità al pubblico del Santa Maria della Scala, o, per converso, arrivando a reclutare personale di qualità offrendo una retribuzione del tutto inadeguata”.
È quanto sostengono dal Dipartimento di scienze storiche e beni culturali dell’Università di Siena. Nel ricordare del via libera al bando per 26 posti per la gestione dei servizi all’interno del Complesso i rappresentanti dell’ateneo dicono di essere appunto colpiti dal “titolo di studio richiesto per l’ammissione al concorso (la licenza media, incongruo anche rispetto ai livelli previsti dal Ministero della Cultura per posizioni analoghe, per cui viene comunque richiesta la maturità)- scrivono-, cui si associano una bassa valutazione delle competenze culturali rispetto alle esperienze lavorative pregresse: la laurea magistrale (indipendentemente dalla disciplina in cui è conseguita) viene valutata al pari di una esperienza di 3-12 mesi e la metà di un una esperienza tra 1 e 2 anni”.
“In una città che potrebbe/dovrebbe fare dell’offerta culturale e turistica uno degli asset fondamentali per la ripartenza e per la costruzione di un nuovo paradigma economico, forse questo non è il momento di giocare al ribasso ma quello invece di puntare in alto-proseguono-. Il momento di fare investimenti coraggiosi, creando le condizioni perché l’offerta del Santa Maria sia, anche dal punto dei servizi, di qualità sempre migliore, offrendo nel contempo una opportunità di lavoro qualificato e adeguatamente retribuito ai tanti giovani che la nostra Università – e nella fattispecie il nostro Dipartimento – forma a livelli di assoluta eccellenza”.
Per il Santa Maria della Scala “invitiamo il sindaco di Siena, i responsabili di Sigerico, le associazioni dei professionisti dei beni culturali, i sindacati a un dibattito pubblico da cui possa nascere, magari, un progetto condiviso che metta Siena e il suo patrimonio culturale nel posto dove deve stare: quello dell’eccellenza assoluta, anche nell’immaginare forme innovative e sostenibili nella sua gestione”, concludono.