Una donazione ricca di significato. E’ quella effettuata dalla Casa Circondariale di Siena, che ha consegnato un quadro realizzato dai detenuti nell’ambito del progetto “Siena, comunicare da dentro. Laboratorio di pittura in carcere”.
L’opera, una tela di cotone dipinta ad acrilico, di 1,80 x 2,00 mt, intitolata “Siena. Comunicare da dentro”, rappresenta l’immagine di Siena con in primo piano il profilo stilizzato di Guidoriccio, un messaggero di emozione e libertà, ed è stata allestita nella sala d’attesa dell’Immunoematologia e Servizio Trasfusionale, al lotto 1 – piano 0. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato i funzionari giuridici Maria Iosè Massafra e Giuseppina Ballistreri, la docente del corso di pittura ai detenuti Monica Minucci, la presidente dell’Associazione Culturing APS Carolin Angerbauer, il direttore del Dipartimento di Innovazione, sperimentazione e ricerca clinica e traslazionale dell’Aou Senese Giuseppe Marotta, il personale del Centro Emotrasfusionale e il direttore generale professor Antonio Barretta.
“Siamo particolarmente felici di accogliere questa donazione – sottolinea Barretta – per il valore del gesto e per la bellezza dell’opera stessa. Abbiamo deciso di posizionare il quadro in posto altamente simbolico, ovvero la sala d’attesa dove i donatori di sangue attendono il proprio turno per effettuare uno dei gesti più belli di generosità ed altruismo verso l’altro che possano esistere. Ringrazio di cuore il direttore della Casa Circondariale di Siena Sergio La Montagna, la docente del corso Monica Minucci, la presidente di Culturing APS Carolin Angerbauer e gli autori dell’opera che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto dal forte valore morale”.
Il laboratorio di pittura in carcere, a cadenza settimanale, è andato avanti dal 1mo febbraio al 30 aprile 2021 e ha visto impegnati circa dieci detenuti: il progetto si è realizzato grazie anche al contributo di Fondazione ChiantiBanca. “Ringrazio l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese per l’entusiasmo con il quale ha accolto la donazione e per la collocazione, particolarmente felice, dell’opera. L’arte in carcere – dichiara Sergio La Montagna, direttore della Casa Circondariale di Siena – ha da sempre costituito un potente strumento di rieducazione: l’impegno dei detenuti in un’attività strutturata rappresenta un mezzo molto efficace di espressione individuale, in contrasto al rischio di annichilimento che la detenzione può avere sul senso di identità. In tale prospettiva l’attività artistica non deve essere valutata solo per la sua funzione terapeutica o consolatoria. All’esercizio artistico non può essere attribuito una natura meramente compensativa di “evasione” dalla realtà, ma una funzione espressiva molto qualificata grazie alla quale si dà forma ad emozioni soggettive che vengono trasposte in una dimensione comune. Esprimersi, pertanto, è l’esatto contrario della restrizione: il risultato – conclude il dottor La Montagna – è che il muro tra il carcere e l’esterno si assottiglia. Rendendo possibile l’esposizione permanente dell’opera, l’Aou Senese ha dunque avuto il merito di consentire che in essa non si ritrovasse solo l’essenza degli autori, ma anche quella dell’intera comunità”.