Serre di Rapolano è un caratteristico borgo medievale circondato dalle mura che domina la valle dell’Ombrone, posizionato sulla cima di una collina nella zona delle Crete Senesi. In passato Serre è stata famosa per la sua Grancia, un grande granaio antico dell’Ospedale di Santa Maria della Scala come attesta il simbolo delle scale poste sopra la porta d’ingresso.
Serre sorse attorno ad una fortezza bizantina costruita assai probabilmente durante la guerra gotica (535-553). Il castello, insieme ad altre opere di ingegneria militare, controllava le vie di accesso al paese. In seguito divenne un insediamento longobardo, e poi residenza di castellani imperiali.
Una leggenda popolare narra che Santa Caterina durante i suoi viaggi abbia sostato a pregare alle Serre e che, dopo la sua morte, dal cielo sia caduto un suo dito, che fu conservato con grande venerazione. Dentro al paese davanti alla chiesa, al centro dell’ultimo gradino, nel punto in cui era caduto il dito, fu incisa una croce che tutt’oggi e ancora visibile.
Tra i vicoli del paese però si raccontano molte altre storie tra cui quella della vedova Lucilla e il figlio Ruggero che in epoca medievale furono ingannati da un cavaliere “invasore”. Quest’uomo, bello e affascinante fu mandato dal suo comandante a spiare le difese del popolo Serreggiano, entrò in paese su di un cavallo bianco e si diresse verso il pozzo per farlo abbeverare. Lì, vi trovò Lucilla che stava prendendo l’acqua e con una scusa iniziò a parlare con lei. Il cavaliere cercò subito di entrare nelle sue grazie raccontandole epici racconti dei suoi viaggi. La vedova se ne innamorò subito e la sera mentre passeggiavano lui poté osservare le mura, le porte, le guardie e tutte ciò fi cui era interessato. La sera si salutarono con la promessa di rivedersi al mattino ma lui sparì.
Dopo 2 giorni Serre venne attaccata e molti cavalieri vennero imprigionati, tra cui l’uomo che aveva fatto innamorare Lucilla. Mentre veniva torturato il cavaliere racconto del suo incontro con la donna ed il popolo inferocito andò a cercarla e le si scagliò contro accusandola di tradimento. Fu portata fino al pozzo dove conobbe l’uomo e qualcuno, nella calca, afferrò Ruggero, il figlio di Lucilla e lo lanciò nel pozzo. La donna distrutta dal dolore spiegò di essere stata ingannata dal giovane invasore. Subito dopo ella morì gettandosi nello stesso pozzo in cui era stato buttato il figlio.
Si dice che ancora oggi lo spirito di quest’anima triste della donna vaghi nelle vie del borgo con lo scopo di tirare giù nel pozzo afferrandoli per i capelli, tutti i bambini che vi si sporgono. Questa è la sua vendetta contro il popolo Serreggiano, reo di aver ucciso suo figlio.
Articolo e foto Gabriele Ruffoli