Arrivi in alto, così in alto che il mare sotto di te riflette i raggi del sole e perdi il tuo sguardo nell’orizzonte. Strizzi gli occhi e ti sembra di vedere sbucare da quell’orizzonte un veliero pirata che si sta avvicinando alle coste.
Ci avventuriamo un po’ più lontano in questo “viaggio”, ma restiamo sempre nei confini di quella che era l’antica Repubblica Senese: siamo alla Torre di Capo d’uomo, sull’Argentario. Costruita nel Medioevo, con buona probabilità dagli Aldobrandeschi, prima addirittura che gran parte dei loro territori venissero acquisti dalla Repubblica Senese, insieme all’intero promontorio dell’Argentario.
Durante la seconda metà del Cinquecento, la torre diviene un riferimento basilare per il sistema di difesa dello Stato dei Presìdi, poichè in grado di inviare segnalazioni luminose tra la Torre di Cala Piccola e la Torre della Maddalena, che non potevano comunicare visivamente tra loro.
Inciso: lo Stato dei Presìdi di Toscana, con capitale Orbetello, nasce come conseguenza della Guerra di Siena dato che dopo la resa della città i “vincitori” (ovvia, chiamiamoli così) si spartirono i territori e l’accordo prevedeva che il re di Spagna avesse i territori costieri di Talamone, Orbetello, Ansedonia, Porto Ercole e Porto Santo Stefano, mentre ai Medici è concesso il governatorato senese.
Mica strulli gli spagnoli: controllano le coste (commerci compresi) e da punti di avvistamento come questa fortificazione la difesa delle coste stesse è garantita. Dalla collina della torre il campo visivo spazia lungo tutta la costa maremmana, verso l’Isola del Giglio, Giannutri e, nelle giornate più limpide, è ben visibile anche la Corsica.
Per secoli, infatti, la torre continuò a svolgere la sua funzione originaria e venne dismessa definitivamente solamente nell’Ottocento. Per la sua posizione, affascinante ma di difficile accesso, la torre non è mai stata acquistata da privati, né restaurata e il degrado fu rapido vista anche l’usura dovuta alla pioggia ed ai venti ai quali era esposta.
Eppure, se ti affacci sotto l’arco o sali sui resti della torre stessa e chiudi gli occhi sembra ancora che il vento urli: “nave in vista!”
Maura Martellucci