La Sala del Mappamondo di Palazzo Pubblico ospita, fino al prossimo 3 ottobre, il dipinto di Amos Cassioli Provenzan Salvani nella Piazza del Campo in atto di raccogliere elemosine per trar l’amico suo di pena.
Recentemente restaurato da “L’Atelier – restauro dipinti moderni, contemporanei, antichi” di Firenze sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e con il finanziamento della Cassa di Risparmi di Forlì, il dipinto, commissionato all’artista grazie ad una sottoscrizione popolare illustra un celebre passo della Divina Commedia di Dante (Purgatorio, canto XI, versi 127-142) secondo il quale durante la battaglia di Tagliacozzo Mino dei Mini, uno dei guerrieri che combattevano per Corradino di Svevia contro Carlo I d’Angiò sarebbe stato fatto prigioniero da quest’ultimo. Il sovrano angioino avrebbe quindi chiesto al celebre condottiero senese Provenzano Salvani un riscatto di 10.000 fiorini da pagarsi entro un mese per liberare l’amico, che altrimenti sarebbe stato giustiziato. Non avendo per intero la cifra, Provenzano Salvani, uomo dal temperamento superbo e altero non avrebbe tuttavia esitato a chiedere pubblicamente l’elemosina in piazza del Campo ai suoi concittadini che, vedendolo umiliarsi per aiutare l’amico, si sarebbero mossi a pietà offrendogli i denari destinati a pagarne il riscatto.
Nel dipinto Cassioli, abile pittore di storia, riesce a ricostruire con spiccato gusto teatrale sia l’ambientazione medievale in cui si svolge la scena, attraverso una personale interpretazione delle architetture che fanno da sfondo alla piazza, una attenta resa dei costumi dell’epoca e lo studio psicologico delle passioni che agitano gli animi dei personaggi.
Il dipinto, solitamente escluso dal percorso museale perché collocato nella Sala del Capitano del popolo, torna così nella Sala del Mappamondo, dove fu collocato nel 1875 dopo la sua consegna al Comune di Siena, per offrire la possibilità di poter ammirare questo capolavoro dell’arte senese dell’Ottocento, restituito all’originario splendore grazie al recente restauro. Un omaggio a Dante nella ricorrenza dei 700 anni dalla scomparsa del Sommo Poeta.