Nel mondo digitale in rapida evoluzione, il cyberbullismo è emerso come un problema serio e pervasivo tra gli adolescenti e i giovani adulti. Questo tema tocca profondamente il benessere mentale, come dimostra il recente dramma che ha visto un 23enne bolognese suicidarsi in diretta su TikTok.
Il potere dei social media è innegabile: da una parte offre una piattaforma per la connessione e l’espressione personale, ma purtroppo, dall’altra può anche servire come terreno fertile per l’annullamento della vita stessa. Il caso in questione rappresenta un’estrema conseguenza di ciò che può accadere quando le azioni crudeli e spietate online si mescolano con le fragilità psicologiche di un giovane.
Il cyberbullismo può assumere molte forme, tra cui insulti, minacce, diffamazione e la condivisione non autorizzata di informazioni personali. Molti giovani sono particolarmente vulnerabili e fragili, in quanto cercano di trovare la propria identità e affermarsi nel mondo virtuale, non riuscendo a farlo in quello reale. Il bullismo online, noto come cyberbullismo, può minare l’autostima di molti, può causare ansia e depressione e, in casi estremi, può portare al pensiero suicidario.
Il tragico episodio che ha visto il giovane bolognese togliersi la vita in diretta su TikTok solleva domande sconvolgenti sulla responsabilità e l’etica delle piattaforme social. I social ne sono complici? La diffusione di contenuti così scioccanti solleva preoccupazioni sulla regolamentazione e la supervisione delle interazioni online. In un mondo digitalizzato, è fondamentale che le comunità online siano consapevoli e attente ai segnali di sofferenza dei giovani? Gli amici e i finti amici dei social possono svolgere un ruolo nel fornire sostegno e aiuto? I genitori devono essere proattivi nell’educare i loro figli sull’uso responsabile dei social media e monitorare le loro attività online? La scuola ha un ruolo? È giusto educare all’iperconnessione per poi trovarsi sempre più soli?
Il tragico evento che ha visto un 23enne suicidarsi in diretta su TikTok è una triste testimonianza dell’importanza di affrontare il problema del cyberbullismo e proteggere la salute mentale dei giovani. È imperativo che tutti noi, come Società, lavoriamo per creare un ambiente di vita sicuro, fornendo supporto psicologico a chi ne ha bisogno e promuovendo il rispetto, anche nel mondo digitale. Anziché incentivare la “fibra”, guardiamo negli occhi i ragazzi e troviamo il coraggio di chiedergli: “come stai?”. La vita è fragile e preziosa, dobbiamo fare tutto il possibile per proteggerla.
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo, Psicoterapeuta e Ricercatore del Centro di Terapia Strategica
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IG @dr.jacopo.grisolaghi