Il 1° aprile 1375 Santa Caterina da Siena riceve le stimmate. E la sua stimmatizzazione è profondamene diversa, ad esempio, da quella di San Francesco, nel quale le piaghe sono visibili e sanguinati.
Quelle della Santa domenicana restano, per sua espressa preghiera (“Ah, Signore Dio mio, non appariscano, vi prego, esternamente le cicatrici nel mio corpo; bastami d’averle internamente”), invisibili per tutta la sua vita e solo in punto di morte appaiono cinque “fori”. L’unico ad esserne a conoscenza è il suo confessore, il beato Raimondo da Capua, che così racconta l’evento nella “Legenda maior sanctae Catharinae Senensis”: “Essendo venuta in Pisa (…) fu accolta in casa di un certo cittadino, che stava vicino alla cappella di santa Cristina. In questa cappella, in giorno di Domenica, a domanda della vergine, dissi la messa, (…) Ricevuta che ebbe la Comunione, secondo il solito andò in estasi, perché il suo spirito assetato del Creatore, cioè, del sommo Spirito, si allontanava quanto più poteva dai sensi. Aspettavamo che ritornasse in sé (…) quando all’improvviso vedemmo il suo corpicciuolo, che stava prostrato, alzarsi a poco a poco, rimanersene ritto su le ginocchia, stender le braccia e le mani, e raggiare di luce la faccia; dopo essere rimasto lungamente tutto intirizzito, e con gli occhi chiusi, lo vedemmo cascare di colpo come se fosse stato ferito a morte”. La tradizione concorda sia sul luogo nel quale Caterina ha il dono delle stimmate, Pisa, sia sul fatto che queste siano tanto dolorose per la donna quanto invisibili ad ogni umano occhio. Tuttavia, come precisa Alessandro Falassi, tale distinguo viene presto “dimenticato” nella tradizione e nell’iconografia e già del 1385 viene rappresentata con le “ferite” visibili. Ne sono esempio i dipinti di Francesco Vanni che la raffigura nella Cappella delle Volte di San Domenico o Lorenzo di Pietro detto Il Vecchietta che le mostra in due famose immagini: una commissionata da papa Pio II a Pienza ed una presente nella Sala del Mappamondo di Palazzo Pubblico. Questo irrita non poco i francescani per i quali tale privilegio, anche iconografico, spettava solo a San Francesco. Nasce per questo una questione che assume toni tali da essere portata a giudizio, nel corso dei secoli, di fronte a più papi in una diatriba, tra domenicani e francescani, che si conclude solo il 16 febbraio del 1630 quando Papa Urbano VIII dichiara valide le stigmate di Santa Caterina.
I Domenicani dovranno aspettare quasi un altro secolo, il 1724, e un altro papa, Benedetto XIII’ perché la loro festa liturgica dedicata alla stimmatizzazione di Caterina venga fissata al 1° aprile e, addirittura, il 1727, per ottenere la possibilità di celebrare la festa delle stimmate con rito doppio, con orazioni e lezioni storiche proprie.
Maura Martellucci
Roberto Cresti
Roberto Cresti