Anche quest’anno la LAV, in collaborazione con altri gruppi animalisti, promuove un presidio di protesta contro il Palio di Asti, il secondo per importanza dopo quello di Siena, che si correrà domenica 18 settembre. Testimonial per la campagna contro i palii, Evelina, uno dei tanti cavalli salvati da situazioni di maltrattamento e dati in custodia alla LAV, attraverso la cui immagine, ritratta dalla fotografa Alessia Cerqua, si è voluto esprimere il senso di libertà da sempre associato al cavallo, in contrapposizione all’immagine dell’animale da corsa, spinto alla competizione per forza e non per natura, usato per vincere, mettendo in pericolo la sua vita, anzi, “in palio”, come recita lo slogan. “Da Ronciglione a Foligno, da Siena a Pistoia, anche quest’anno abbiamo visto allungarsi la lista dei cavalli morti a seguito di incidenti nei palii – dichiara Nadia Zurlo, responsabile nazionale LAV Settore Equidi – Non è solamente l’aspetto più puramente tragico delle corse con cavalli che noi contestiamo, ma l’idea stessa di fare spettacolo attraverso l’utilizzo di animali, che diventano così incolpevolmente i protagonisti di un divertimento a solo favore dell’essere umano, per il quale oltretutto rischiano la vita”. L’ultimo incidente ad Asti si è verificato nell’edizione del palio del 2009, quando la cavalla che correva per Castell’Alfero ha subito una frattura in pista, la cui gravità ne ha comportato l’immediata soppressione. “Siam o convinti che molte persone non sono consapevoli della sofferenza dei cavalli usati in questo tipo di competizioni, ed è per questo che la popolazione vi partecipa, contagiati dall’aria di festa e desiderosi di trascorrere una domenica diversa. Per questo i comitati organizzatori dei palii non mettono certamente in luce quello che rimane nascosto agli occhi di tutti, perché la corsa è solo la punta dell’iceberg di un giro di cavalli nati, comprati, venduti, il cui destino è quello di essere macchine da corsa, erogatori di performance, la cui vita è strettamente connessa alla loro capacità di dare. Del resto, basterebbe guardare, anche solo per un attimo, gli occhi di quei cavalli mentre corrono, per capire a cosa sono obbligati e a quali pericoli vengono esposti, solo per una domenica di festa”.