Il 18 febbraio 1364 frate Jacopo di Sant’Andrea propone al Consiglio Generale l’idea di costruire un ponte per collegare San Domenico con il Duomo, sovrastando tutta la valle di Fontebranda. Il Consiglio Generale, colpito dall’utilità pubblica che tale progetto poteva portare lo approva a maggioranza nella stessa seduta. Il frate proponeva inoltre che, per non gravare troppo sulle casse comunali, venisse concesso gratuitamente il terreno a chiunque avesse voluto assumersi il rischio dell’impresa.
Ma nessuno, dati i costi e la difficoltà di realizzazione si presentò. L’idea fu ripresa nel 1932 nel Piano Regolatore Generale di Siena che prevedeva, tra le molte opere “futuristiche, anche la costruzione di un viadotto per unire Camporegio con Vallepiatta. Da Camporegio, accanto alla chiesa di San Domenico, si sarebbe dovuto diramare un lungo viadotto “snello, a larghe curve, abbassandosi in curva per non disturbare il panorama che si gode da San Domenico” , che sarebbe arrivato fino alla collina del Duomo, all’altezza di metà Costone.
Da questo punto la nuova via sarebbe giunta fino a Pian dei Mantellini. Il progetto del viadotto fu una delle più eclatanti idee del piano redatto dall’Ufficio Tecnico del Comune, nella persona dell’Ingegnere Capo Andrea Mascagni, il quale lavorò insieme ad una Commissione presieduta dal Podestà Fabio Bargagli Petrucci, della quale faceva parte il pittore Arturo Viligiardi che, tra 1933 e 1935, realizzò diciassette disegni rappresentanti le trasformazioni più importanti che sarebbero state compiute dal piano regolatore.
L’idea di costruire un ponte tra Camporegio e Vallepiatta aveva, come detto, radici medievali e il progetto generale, in realtà, presentava molti interventi “fantaurbanistici” (ad esempio il villaggio degli artisti nella Valle di Follonica, una piazza enorme dietro Provenzano, un tunnel che unisse Camollia con San Marco). Con lo scoppio della guerra venne abbandonato altrimenti oggi vivremo, forse, in una Siena totalmente diversa.
Maura Martellucci
Roberto Cresti