“Settantacinque anni dopo siamo ancora lontani da raggiungere la parità di genere”, è la considerazione di Tania Groppi, docente ordinaria di diritto pubblico dell’università degli studi di Siena e costituzionalista.
La sua riflessione viene fatta oggi, mercoledì 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica. Il voto del 2 giugno 1946 “è l’elemento fondante di un’Italia che ha scelto la sua forma istituzionale”, dice. La decisione tra monarchia e repubblica rappresentò anche il primo momento in cui le donne italiane potevano sia votare che farsi eleggere: “Ciò ha determinato il carattere inclusivo e non esclusivo della nostro Stato, un ‘enorme differenza rispetto all’Italia liberale pre-fascista”, continua Groppi. Ma il percorso per raggiungere la parità di genere, come ammette la docente, è ancora lungo: “basti pensare che la riforma del diritto di famiglia è del 1975 e che le norme contro la violenza sessuale sono arrivate solo negli anni novante – prosegue-. Oggi la diseguaglianza si avverte maggiormente negli organi decisionali ed è percepita nel mondo del lavoro”.
Che cosa fare quindi? “Innanzitutto servono delle politiche sociali che alleggeriscano la pressione sulle donne su cui, con la pandemia, è aumentato ulteriormente il compito del lavoro di cura – aggiunge Groppi-. E ‘necessario intervenire con misure che permettano un vero riequilibrio di potere uomo-donna nei luoghi decisionali come Parlamento, consigli regionali e comunali, Csm. Infatti in certi organi ci sono ancora poche donne per cui non si avverte un cambiamento o una differenza rispetto al passato. Per avere un pluralismo di idee e fare sentire un voce diversa serve una rappresentanza maggiore”, sottolinea Groppi.
Spazio poi ad un ragionamento sul tema del lavoro. “La pandemia ha colpito tutti i soggetti più deboli che godono di minori garanzie – aggiunge Groppi -. La Costituzione ci dice che il lavoro è centrale, che è un diritto e un dovere ed è lo strumento con cui i cittadini possono realizzarsi. Per tutelarlo adesso bisogna investire i fondi del Pnrr con un intervento di spesa sociale, ma bisogna anche affrontare il tema della globalizzazione – evidenzia la costituzionalista-: 75 anni anni fa questa parola non esisteva ma adesso la spinta dei mercati globali ha inciso sui diritti dei lavoratori”, per cui “è il tempo di proiettare i principi ed i valori della nostra Costituzione anche nel resto del mondo, i valori in cui crediamo devono espandersi anche nei paesi dove le persone vengono sfruttate”, conclude Groppi.
MC
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