E’ datata 20 agosto 1547 la prima attestazione del nome “Orto de’ Pecci”. La suddetta denominazione si trova per la prima volta in un libro di contabilità del Santa Maria della Scala dal quale si apprende che tale Girolamo di Piero svolgeva il mestiere di ortolano e abitava presso l’«Orto de Pecci al Merchato Vechio». Ad oggi non siamo in grado di stabilire quando e perché questa parte di Siena prese il nome di Orto de’ Pecci. Le ipotesi sono varie, dalla famiglia Pecci, della quale non sono state trovate proprietà in questa zona, però, fino alle piante che potevano caratterizzare la valle e che, come accade per molta odonomastica senese (via del sambuco, via degli Orbachi, via degli Orti, solo per fare qualche esempio) finiscono per lasciare la loro impronta proprio sul nome di quella data area. Del passato “medievale” dell’Orto, del Borgo Nuovo di Santa Maria e della peste del 1348 non sto a raccontarlo di nuovo. Vi ho fatto venire la nausea in questi mesi, temo. Però mi piace ricordare che epoca moderna (in realtà dal XV secolo: il Medioevo, esce dalla porta e rientra dalla finestra quando scrivo) la Valle di Porta Giustizia è sempre stata destinata all’attività agraria. Nel 1918 a Siena venne aperto l’Ospedale Psichiatrico San Niccolò e, nell’ambito dell’ergoterapia, che prevedeva di curare i malati attraverso il lavoro industriale ed agricolo, i campi dell’Orto de’ Pecci iniziarono ad essere coltivati dagli ospiti del “manicomio”, capaci, con il loro impegno, di coprire l’intero fabbisogno di verdura e frutta della popolazione ospedaliera (e parliamo, in alcuni periodi, tra degenti e operatori di circa 2000 persone: un paese dentro la città).
Dal 1983 (tra poco, situazioni contingenti permettendo e dita incrociate, festeggeremo quaranta anni di attività) l’Orto è stato affidato alla Cooperativa sociale “La Proposta”, nata con il preciso intento di fornire una possibilità di recupero e di reinserimento a soggetti svantaggiati. Questi, assieme ad altri dipendenti, si dedicano ad agricoltura biologica sui terreni della valle, i cui prodotti sono destinati al ristorante gestito dalla Cooperativa stessa. “La Proposta” ha, inoltre, elaborato nel corso di questi decenni tutta una serie di progetti relativi a percorsi turistici e didattici, volti a valorizzare e divulgare la storia di questo suggestivo e prezioso polmone verde della città. Questo anno così particolare e difficile ci ha frenato, come ha fermato un po’ tutti, ma noi continuiamo a provarci, nei limiti e nel rispetto di quanto è consentito. E quello che, in questi ultimi mesi siamo riusciti a fare è solo grazie a tutti voi che ci siete accanto nel nostro lavoro. Solo insieme si va avanti.
Maura Martellucci
Roberto Cresti
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