Il 1° marzo 1817 nasce, nella Contrada Capitana dell’Onda, in quella che allora si chiamava via di Malborghetto, Giovanni Dupré. Si forma come intagliatore e a Firenze frequenta l’Accademia di Belle Arti. L’opera che gli diede fama, a venticinque anni, fu un “Abele morente”, realizzato per l’Esposizione del 1842 (lui e il modello, Antonio Petrai detto il Brina, durante i lavori rischiarono addirittura di morire per un incendio causato da una stufa).
Uomo discreto, schivo, “modernista saldo come insegnante e maestro”, amico di Rossini, Giusti, Aleardi, Prati, Capponi, Tommaseo, Dupré è un artista scomodo, amato ma anche aspramente criticato. L’Abele, che gli diede fama immediata, destò clamore e critiche feroci tanto che l’artista venne addirittura accusato di ave fatto il calco in gesso “dal vero”. Nel 1844 rientra a Siena, dove ritrova la serenità, l’affetto dei senesi e dove crea “La Pietà” (commissionata da Alessandro Bichi Ruspoli per la cappella di famiglia), che riceverà la medaglia d’oro, nel 1867, all’Esposizione Universale di Parigi. Nel 1869 Siena gli dedica addirittura la nuova locomotiva in servizio sulla Centrale Toscana fra Siena ed Empoli, e gli intitola la strada, mentre ancora in vita (al tempo era possibile farlo per i personaggi più illustri), che ancora oggi porta il suo nome. Muore a Firenze il 10 gennaio 1882, è sepolto nella cappella Dupré a Fiesole ma, dicono le cronache, “operai ed artefici sospesero a migliaia il lavoro per recarsi sulle vie sulle quali passava, e seguire il feretro”.
Parlare di Giovanni Dupré e del legame con la Contrada dell’Onda vuol dire come raccontare di come una Contrada possa essere rifugio, aiuto, sostegno, proseguo della memoria per i suoi “figli”. Di come, nel 1863, negli anni delle critiche più aspre, l’Onda si impegna, con una sottoscrizione, per la realizzazione delle statua di Pio II (terminata cinque anni dopo), mentre nel 1867, dopo la premiazione de “La Pietà” a Parigi, appone una lapide, in una delle stanze attigue alla chiesa di San Giuseppe: “in onore del primo scultore italiano, Protettore e gloria della Contrada nostra in che sortiva i natali”. A lui, nel 1890 è intitolata la nuova Società di Mutuo Soccorso, segno di un legame indissolubile con la Contrada e la sua storia. Così, nel 1928, dopo la vittoria nel Palio straordinario del settembre, indetto per il VI festival internazionale di musica moderna, viene inserito il nome dell’artista nell’inno stesso dell’Onda. E poi la costituzione della gipsoteca dove si possono ammirare molti importanti modelli in gesso delle sue opere, inaugurata nel 1962 insieme ai nuovi locali della Contrada. Nel 2017, poi, il Comune dedica il drappellone ai 200 anni della nascita dell’artista. Lo dipinge Sinta Tantra e trionfa proprio dalla Contrada Capitana dell’Onda.
Duprè torna, di nuovo, a casa.