Senza dubbio, lo ha ricordato Oreste Massari, la ripresa, sin dallo scorso anno, di “Confronto Italiano”, rinverdisce la consolidata tradizione toscana “di convegni di approfondimento sulla politica, all´insegna del dialogo e della razionalità”. Un approfondimento reso sempre più utile dalle “difficoltà di contesto” e dai “problemi inediti” nei rapporti tra politica ed economia.
L´analisi sul “Mito e realtà del bipolarismo” è stata serrata e puntuale. Fortunato Musella ha descritto un bipolarismo “immaginario, fragile e non governante”. Per Michele Prospero, curatore dell´iniziativa, il bipolarismo è “in crisi strutturale” ed è “un mito” anche a causa della “regolarità della sindrome populista” che relega l´Italia, caratterizzata da “neopatrimonialismo politico”, in posizione “semiperiferica”. Esiste, secondo Prospero, un legame da riscoprire tra vitalità del partito politico, qualità democratica e crescita economica. Nell´analisi di Marco Almagisti, bisogna “tornare alla Costituzione”, riscoprendo il partito politico e le autonomie locali, per far sì di “rappresentare i cittadini senza allontanarli”.
Nella giornata di sabato, incentrata sulle riforme elettorali, Mauro Volpi ha invitato a non caricare il dibattito pubblico sul tema “di aspettative miracolistiche” intravedendo il rischio di partorire “mostri politici e istituzionali”. Complessivamente condiviso dai relatori il giudizio sul “porcellum” che, nella lettura di Claudio De Fiores, ha assecondato un “presidenzialismo strisciante e senza contrappesi” e, per Domenico Fruncillo, ha consentito al governo Berlusconi di restare in sella pur avendo “il sostegno popolare più basso nella storia repubblicana”. Una situazione di impasse paradossale che però, secondo Michela Manetti, neanche il capo dello Stato, “invocato a sproposito”, può risolvere attraverso lo scioglimento. Giovanni Rizzoni ha invece posto l´accento sul problema di qualità della rappresentanza, che “ha perso legittimità” e non sembra più reggere la pressione sociale. Sulla qualità del dibattito parlamentare influisce anche, per Elisabetta De Giorgi, la “ricaduta sistemica del fattore B.”. Tuttavia, ha concluso Massari, “gli italiani vogliono il bipolarismo” e il problema sono i partiti politici italiani (padronali, familistici e personali) che per riconquistare protagonismo devono “esercitare la responsabilità politica” per arginare la corruzione interna senza subire la supplenza della magistratura. Per questo “non basta la legge elettorale. Servono una legge sul conflitto di interessi e una legge sui partiti”.
Nella tavola rotonda finale, coordinata da Alessandra Sardoni, Luciano Violante ha certificato la “situazione patologica di un parlamento agonizzante che tiene in vita un parlamento agonizzante”, mentre Bruno Tabacci ha parlato di “cortocircuito istituzionale che fa ridere il mondo”. Siamo passati, secondo il deputato dell´Api, da una “contrapposizione, come quella tra Peppone e Don Camillo, che aveva sullo sfondo fini comuni”, alla “disgregazione e al bipolarismo delle convenienze”. Sulla riforma della costituzione non c´è accordo tra il leghista Gianluca Pini, per il quale “da qui a gennaio c´è il tempo per tentare un ragionamento, anche con le opposizioni” e Violante, che dice “non c´è il clima”. Divisione anche sulla legge elettorale: se per Pini serve un “proporzionale puro” e Tabacci “il modello tedesco”, Violante si fa portavoce della proposta del Pd per un doppio turno corretto. Su questo e altri punti in agenda, insomma, il confronto è appena cominciato.
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