25 aprile, Siena divisa sull’Ucraina: la Piazza contro la guerra di Putin, ma c’è anche chi attacca la Nato

Non poteva che essere la guerra in Ucraina ad influenzare le celebrazioni del 25 aprile.

E alle parole del sindaco di Siena, Luigi De Mossi, che cita Liliana Segre e ricorda come “Bella ciao adesso non fa che pensare a Kiev” e di come “bisogna stringerci alle istituzioni per le decisioni che sono state prese”, ha risposto una parte di chi ha partecipato all’iniziativa, fischiando e urlando slogan come “Fuori la Nato dall’Italia”.

Questi ultimi, manifestanti di partiti di estrema sinistra, sono stati una minoranza tra chi si è trovato nella Conchiglia di Piazza del Campo. Ma una minoranza che comunque ha fatto rumore. Tra loro c’è anche chi esibisce il nastro di San Giorgio, onorificenza militare russa.

Nel corteo, che è partito dall’Asilo Monumento, dopo la deposizione della corona di fiori in onore ai caduti, il “No alla guerra” è stato comunque scandito chiaramente: c’erano bandiere della pace; uno striscione con scritto “Fuori la guerra della storia”, uno con scritto “Partigiani sempre. Arruolati mai!”. Ma anche: “Né con Putin, Né con la Nato”; “Il tricolore è dei partigiani. Non dei fascisti né dei servi degli americani”; “Basta Armi. Basta Guerra”.

In Piazza del Campo, ad aprire gli interventi è appunto Luigi de Mossi. “Oggi è il giorno in cui siamo diventati un Paese libero. Quello che dobbiamo fare ora è cercare la pace, ma non arrenderci alla prepotenza”, così il primo cittadino sulla vicenda ucraina. Dopo di lui è toccato al presidente della provincia di Siena Silvio Franceschelli. “Questa è la Festa di chi crede che il nostro Paese e l’Europa possano essere il cardine della pace. Dobbiamo quindi riaffermare la solidarietà tra i popoli, facendo memoria di chi ha lottato per la nostra libertà”.

Lo storico Marcello Flores( ha avuto un piccolo malore al termine delle celebrazioni) ha provato a gettare acqua sul fuoco delle polemiche sul conflitto: “Ognuno di noi dovrebbe aiutare la resistenza del popolo ucraino – ha evidenziato- . Ma senza condannare i modi con cui altri vogliono aiutare” perché “tutte le resistenze, da quella pacifica a quella armata, sono state capaci di distruggere la prepotenza dell’aggressore”.

A Silvia Folchi, presidente provinciale dell’Anpi sono state affidate le conclusioni. “Vorrei ricordare che il tema della centralità della pace è il normale proseguo della volontà resistenziale – ha detto parlando della guerra nell’Est Europa -. Il dibattito di queste settimane ha soffocato la complessità delle questione ucraina. E ci ha costretto a metterci in una della parti del fronte. Sono state inoltre soffocate le voci di chi ha avuto il coraggio di mettersi fuori dal coro”.

Folchi prosegue: “Dobbiamo invece avere chiaro quali siano, di fronte alle aggressioni imperialiste, le alternative alla proliferazione delle armi”. Infine si è rivolta “a chi in questi giorni minimizza il fascismo come ossessione di pochi. A loro chiedo come si possa spiegare l’assalto alla Cgil e l’atto avvenuto di recente in un luogo di lavoro all’Università di Siena. E chiedo anche ai partiti democratici come mai si continui a dare agibilità politica a formazioni che si rifanno al fascismo e al nazismo”.

M.C.