Il 29 aprile del 1684 viene stipulato il contratto per la realizzazione delle due bellissime statue di Santa Caterina da Siena (è casuale la data viene da chiedersi?) e San Bernardino che, inginocchiati ai piedi della Madonna dei miracoli, impreziosiscono l’altare maggiore della Collegiata di Provenzano. L’altare era stato realizzato da Flaminio del Turco ma risultava ancora troppo spoglio nonostante cinque angeli d’argento (oggi sono quattro ma in origine ce n’era un quinto che sorreggeva dal basso l’icona) collocati intorno al tabernacolo della Vergine e datatati 1667-1668. È certo un lavoro in divenire, quello di rendere il santuario mariano, sempre più bello e ricco e in questo giorno si pone un tassello importante. Il contratto (conservato per intero nell’Archivio di Provenzano ce ne dettaglia i lavori, le spese e le committenze) specifica che le due statue dovevano essere terminate entro “la Santissima Pasqua di Resurrezione del 1685”, che “l’altezza di dette statue non sia maggiore di braccia due e di oncie tre di misura sanese”. Si precisa che le sculture saranno realizzate in legno e in quella parte solamente che si vede in prospetto “tirate di piastra d’argento, e non di gitto ricoperte di lamina d’argento”.
Gli artisti incaricati della realizzazione sono Francesco e Giovanni Antonio Mazzuoli “scultori e scarpellini senesi”, che lavorano molto in Provenzano, e dei quali sono mecenati i de Vecchi, una importante famiglia cittadina, a sua volta devota alla Vergine miracolosa e i componenti della quale rivestiranno ruoli importanti all’interno dell’Opera (come Marcantonio, Depositoario dell’Opera nel 1667, oppure Fabio, uno dei finanziatori delle statue oltre a far realizzare, sempre dalla bottega Mazzuoli, la bellissima balaustra nel 1691). I due fratelli Mazzuoli, l’anno precedente, avevano presentato al Rettore dell’Opera, il progetto del frontespizio dell’altare e, accettato il progetto, il compito di stendere la lamina in argento venne commissionato al figlio di Francesco Mazzuoli, Antonio di Lorenzo, celebre perché, si legge, “professa et ha professato fin’ora in Venetia, Napoli et altrove l’Arte di Argentiere”. I due Santi senesi hanno l’aureola, sono sorretti da un piedistallo di stucco a forma di nuvola e sembrano intercedere verso la Madonna, quasi fossero un ponte tra il terreno e il divino, anche se, di fatto, la Vergine di Provenzano è sempre stata sentita come la Madonna del popolo che a Lei, direttamente, parlava.
Nel 1725, quando la Madonna di Provenzano venne scelta per essere esposta in duomo durate la domenica in Albis, il popolo della Contrada della Lupa donò per la statua di San Bernardino la tavola in argento con il trigramma del nome di Gesù, mentre la Contrada dell’Oca offrì il giglio, sempre in argento, che ancora oggi tiene in mano Santa Caterina. E lo ricordiamo oggi nel giorno in cui Siena, l’Italia, l’Europa festeggiano la solennità di Santa Caterina.
Maura Martellucci
Roberto Cresti
Roberto Cresti