Il 4 febbraio 1961 scompare il biologo Arturo Nannizzi, una delle figure più interessanti del panorama senese del Novecento. Dotato della sola licenza elementare ed autodidatta, dal 1908 al 1922 fu dapprima “servente- giardiniere”, poi custode dell’Orto Botanico, dal 1922 al 1927 “tecnico”, dal 1927 al 1933 Libero Docente di Micologia ed infine, dal 1933 al 1950 (anno della sua collocazione a riposo) docente di Botanica Farmaceutica e direttore dell’Istituto ed Orto Botanico dell’Università di Siena.
Esperto microscopista e valente osservatore e disegnatore, collaborò con Flaminio Tassi e Gino Pollacci (micologo). Dopo essersi dedicato per diversi anni in particolare alla Botanica applicata all’agronomia e alla fitopatologia, fu stimolato dal Pollacci ad affrontare lo studio dei miceti patogeni dell’uomo e degli animali (disciplina nella quale raggiunse eccellenti risultati) e successivamente fu incaricato dalla Regina Elena di Savoia di occuparsi dell’utilizzo della Atropa belladonna e di altre piante officinali nella cura del Parkinsonismo.
Fu autore di oltre 500 fra monografie, articoli scientifici e divulgativi, non solo nel campo della Botanica, ma anche in quello della storia locale. Nominato socio ordinario dell’Accademia dei Fisiocritici nel 1925, contribuì al ripristino della sua Sezione agraria (1932), che era stata soppressa nel 1861. Dal 1932 al 1935 fu bibliotecario dell’Accademia. Nannizzi, nel 1954 fu insignito del “Mangia d’argento” per la sua attività scientifica, tuttavia morì quasi dimenticato, dopo sei anni di isolamento e dolorosa convalescenza.
La comunità scientifica, del resto, lo aveva sempre sottovalutato. Nel 1937 quando si presentò al concorso bandito dall’Università di Messina per la cattedra di Botanica, la commissione lo giudicò non idoneo, pur riconoscendogli “attitudine di preparatore”, perchè, come disse il prof. Biagio Longo (suo direttore all’Orto botanico senese): “quando non si possiede una laurea non è lecito né onesto invadere il campo della scienza”. Nel 1963 fu istituito un premio a suo nome e nel 1984 il Comune di Siena, su proposta dell’Accademia dei Fisiocritici, gli dedicò una strada nella zona del nuovo Policlinico.
Maura Martellucci
Roberto Cresti