Oggi, 4 novembre, per l’Italia è festa: la festa dell’unità nazionale delle forze armate. E’ il giorno (anzi, in realtà quello successivo) della firma dell’armistizio tra l’Italia della triplice intesa e l’impero austro-ungarico. Il generale Armando Diaz, comandante delle forze armate italiane, comunicò la vittoria e la fine della Guerra con un bollettino. L’armistizio non fu però un successo per l’Italia. Sebbene gli accordi iniziali prevedessero per l’Italia l’annessione di Trentino, Tirolo meridionale, Venezia Giulia, l’intera penisola istriana (esclusa Fiume), una parte della Dalmazia, alcune isole dell’Adriatico, le città albanesi di Valona e Saseno e il bacino carbonifero di Adalia in Turchia, oltre alla conferma della sovranità su Libia e Dodecaneso, le nazioni della Triplice Intesa decisero di non concedere all’Italia tutti i territori promessi: è la ragione per cui Gabriele D’Annunzio parlò notoriamente di “vittoria mutilata“. Comunque era la fine della Grande guerra e di tutti i suoi orrori e anche a Siena l’evento fu festeggiato, nel modo con cui Siena fa festa. Vi offriamo questo ricordo in collaborazione con Maura Martellucci, capace ogni volta di superarsi nelle sue ricerche.
Il 4 novembre 1918, alle ore 15, il Generale Diaz comanda il “cessate il fuoco”, l’armistizio siglato il giorno precedente a Villa Giusti (Padova) è definitivo. L’Italia è una delle nazioni che hanno sconfitto il potente esercito austro-ungarico. La Prima Guerra Mondiale è finita.
La notizia viene diramata in tutta Italia ed a Siena è accolta dal suono del Campanone e dai doppi di tutte le campane della città. I senesi corrono in strada e nelle piazze, centinaia di persone si radunano e formano cortei spontanei; tra questi uno parte da Piazza Indipendenza e attraversando il centro arriva alla Lizza sotto la statua di Garibaldi. Sventolano bandiere, suona la banda. Il giorno successivo i negozi chiudono, tutti hanno voglia di fare festa, la città è imbandierata e un corteo, ancora più numeroso di quello del giorno precedente, parte dal Municipio: ci sono tutte le rappresentanze delle associazioni, delle scuole, delle Contrade.
Poi bisogna rendere grazie alla Madonna, protettrice di Siena, per cui l’8 novembre, in un Duomo gremito, si recita un solenne Te Deum di ringraziamento ma i giornali raccontano come l’organista abbia chiuso la cerimonia suonando la marcia reale lasciando sbigottiti tutti i presenti.
Anche le azioni delle istituzioni sono immediate: lo stesso 4 novembre si riunisce il Consiglio Comunale in seduta straordinaria e, “per inneggiare alla vittoria delle armi italiane e delle nazioni alleate”, il Sindaco Emanuello Pannocchieschi d’Elci dà mandato alla Giunta di pensare a tutta una serie di iniziative per “solennizzare i faustissimi avvenimenti e perpetuarne il ricordo”.
La Giunta si riunisce il 29 novembre e delibera quattro proposte che vengono approvate dal Consiglio Comunale nella seduta del 7 dicembre. La prima riguarda il cambiamento della toponomastica di alcune strade cittadine. Per celebrare la riannessione all’Italia di Trento e Trieste, riconquistate dalle truppe italiane proprio il fatidico 4 novembre, si propone di denominare “il tratto di Via Cavour dalla Croce del Travaglio a Via Cesare Battisti” via Trieste, e “il tratto di Via Ricasoli dalla Croce del Travaglio alla Via di Follonica” via Trento. Al re d’Italia in carica, Vittorio Emanuele III, si intitola la “Via Fiorentina da Porta Camollia fino alla strada per Vicobello” e, infine, “il piazzale situato all’ingresso del passeggio della Lizza tra Via Palestro e il Viale Curtatone” prende il nome di piazza Nazario Sauro, l’irredentista istriano impiccato per alto tradimento il 10 agosto 1916.
La seconda proposta avanzata dalla Giunta Comunale prevede che nell’atrio d’ingresso di Palazzo Comunale venga apposta la targa in bronzo con il “Bollettino della Vittoria” del Comando Supremo dell’Esercito Italiano firmato da Diaz. Il bollettino venne, di fatto, replicato in bronzo per essere installato in tutte le sedi dei municipi italiani ed in parte venne utilizzato il bronzo ricavato dai cannoni austriaci.
La terza proposta avanzata in Giunta è quella di conferire ad alcuni grandi personaggi la cittadinanza onoraria di Siena: a Vittorio Emanuele Orlando, Capo del Governo, “sotto il quale l’Italia ha compiuto la sua unità”; a Sidney Sonnino, Ministro degli Esteri, “per opera coraggiosa, tenace illuminata che svincolò Italia umiliante alleanza e l’ha condotta realizzare legittime aspirazioni nazionali”; ad Armando Diaz per le “eroiche gesta compiute valoroso nostro esercito”. L’ultima iniziativa comporta, infine, l’erogazione di un contributo di 3000 lire “alla sottoscrizione nazionale pro liberati e liberatori”.
La Deputazione del Monte dei Paschi non è da meno. Si riunisce l’8 novembre e tra le varie elargizioni decise per celebrare la vittoria, ce ne sono molte in favore di senesi bisognosi: stabilisce di restituire tutti i beni di prima necessità che i senesi avevano messo in pegno negli anni di guerra, e se pensiamo che tra questi ci sono letti e vestiario, abbiamo un segno tangibile della povertà e delle difficoltà in cui la popolazione si è trovata a vivere durante il conflitto.
E poi come sarebbe potuto mancare un Palio dedicato alla vittoria? Nel luglio del 1919, dopo 5 anni di assenza, con grande emozione di tutti i senesi finalmente torna il tufo in Piazza. Il Drappellone, dedicato anch’esso, logicamente, alla fine dell’evento bellico viene dipinto da Aldo Piantini ed è vinto dal Leocorno con Ottorino Luschi, detto Cispa, sulla cavalla Giacca. In questo 2 luglio, per la prima volta, al termine del Corteo Storico, un tamburino e un alfiere di tutte le Contrade, comprese le escluse dalla Carriera, davanti a Palazzo Pubblico eseguono una sbandierata per salutare i soldati reduci dalla guerra, ospitati in un palco appositamente montato accanto a quello delle comparse.
Il gesto commosse così tanto che venne ripetuto ad agosto, poi l’anno successivo e di Palio in Palio è arrivato fino a noi. Era nata la sbandierata della vittoria.