A Siena e nei mari toscani fa paura il Pfas, ecco quali sono i rischi dell’inquinante eterno

Si trovano ovunque: nei saponi, nei rivestimenti delle padelle, negli smalti per le unghie, nelle lenti a contatto, addirittura anche nell’acqua potabile e nel cibo a tavola. E rischiano di creare non pochi problemi al genere umano.

Sono le sostanze inquinanti perfluoroalchiliche, i cosiddetti Pfas, la cui presenza preoccupa la Toscana ed il territorio senese. Stiamo parlando di composti chimici, veri e propri nemici invisibili, creati dall’uomo che sono poco noti al nostro organismo e dunque difficili da degradare.

Non solo: alcune molecole sono cancerogene, altre passano i propri effetti avversi da una generazione all’altra tramite, ad esempio, l’allattamento del neonato.

L’attenzione quindi va tenuta alta. Ed ecco perché da qualche mese l’Arpat, agenzia regionale per la protezione ambientale, monitora il livello di Pfas nel mare toscano insieme all’Università di Siena.

Le indagini, come spiega la docente dell’ateneo Letizia Marsili, sono condotte in specie animali come quelle della tartaruga, dei piccoli squali e dei delfini.

“Nelle prime due specie gli Pfas non erano presenti. Ma abbiamo trovato quantità importanti nei delfini. Quindi occorre capire il motivo di questa differenza tra i vari animali, capire se c’è una questione di affinità molecolare o è un problema di alimentazione”, dice Marsili.

La presenza di queste sostanze chimiche, dicevamo, è stata riscontrata anche nell’area senese ed in altre zone interne della Regione. A segnalarlo in un articolo era stato il giornale francese Le Monde.

I corsi d’acqua sono le aree maggiormente contaminate da un agente che è particolarmente dannoso anche per noi. “Le dosi tollerabili al giorno corrispondono a pochi nanogrammi al chilo corporeo, ma questo livello rischia comunque di essere elevato con conseguenti effetti avversi. Purtroppo c’è una contaminazione cronica che può portare a neoplasie, leucemie e problemi neurologici”, continua.