Dopo l’ospedale, anche all’università per stranieri arriva il sistema Letismart, ideato per facilitare l’autonomia dei ciechi ed ipovedenti all’interno della struttura.L’ateneo senese, si classifica così al primo posto tra le università in Toscana ad adottare questo nuovo servizio. Il sistema, sviluppato da SCEN, azienda leader nel settore della microelettronica, è basato su una rete di segnalatori radio che, sotto la supervisione dell’Uici di Siena, sono stati posizionati in punti strategici per l’orientamento all’interno della struttura: sono al momento venti, distribuiti sui tre piani dell’edificio. L’impianto è collegato a bastoni (donati dal Lions Club), a disposizione dell’utente in portineria, dotati di una tecnologia in grado di attivare segnali acustici che guidano verso la destinazione selezionata.
“Nella nostra università non abbiamo molti studenti che soffrono di questo tipo di disabilità – commenta la professoressa Carla Bruno, delegata del rettore alla disabilità -, ma era un servizio che ritenevamo necessario a prescindere dal numero di persone che ne avevano bisogno. Quello di oggi è un grande passo in avanti per noi, e non solo dal punto di vista dei servizi, ma anche dal punto di vista culturale”.
Durante la presentazione di oggi, è stata proposta anche una dimostrazione pratica, grazie alla studentessa non vedente Pinar Caglar, che con il proprio bastone è partita dal piano terra per raggiungere l’aula dove era attesa da tutti. Un esempio, che ha certificato il successo di questo progetto e che, come confermato dal presidente dell’Unione ciechi e ipovedenti di Siena Massimo Vita, dovrebbe arrivare a breve anche all’università di Siena.
“Questa è una giornata importantissima – spiega Vita -, ma il lavoro da fare è ancora molto lungo purtroppo. Spero si possa realizzare a breve il sistema anche all’università di Siena, perché siamo in continuo contatto con il rettore Di Pietra e contiamo di chiudere la realizzazione in breve tempo. Un altro obiettivo è quello di portare Letismart all’interno dei mezzi pubblici, per garantire l’autonomia delle persone anche all’esterno delle strutture”.
“La nostra università vive per unire culture differenti – commenta il rettore di Unistrasi, Tomaso Montanari -. Noi vogliamo che questo sia un luogo abitabile per chiunque, a prescindere dalle differenze di religiose, di condizione di vita, di lingua e di cultura. Siamo consapevoli che dobbiamo fare ancora molti passi in avanti, ma oggi abbiamo aggiunto un tassello necessario”.
Pietro Federici
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