
“Tra una settimana ci saranno almeno altri 40 richiedenti asilo presumibilmente nei parcheggi come 3 anni fa. Vogliamo fare in modo di intervenire oppure per il terzo anno ci sentiremo raccontare di ondate impreviste di clandestini?”, la domanda è della rete SiSolidal che evidenzia come, in materia di accoglienza, “da due anni, ma in modo ancora più accentuato negli ultimi 5 mesi, chi ha l’obbligo di legge trovare soluzioni cerca invece ogni sorta di scappatoia per non assumersi le proprie responsabilità”.
La rete parla di una situazione che “non è più sostenibile” dove “siamo lontani dalle normative vigenti in Italia”. E proseguono: “In questi ultimi giorni la questura chiede la lettera di ospitalità a chi vive nei dormitori o per strada per far formalizzare la domanda d’asilo. Un abominio civile e legale”.
“Ovviamente è già cominciato e prospera il mercato delle dichiarazioni di ospitalità fittizie a pagamento, che favorisce speculazioni illecite – aggiungono-. Il caporalato è felice di vedersi servite tutte queste braccia a basso costo e senza tutele che, oltretutto, spiazzano il lavoro regolare e le aziende oneste. Viene alimentato un contoterzismo scorretto che fornisce alle aziende senza scrupoli nuovi “schiavi” ricattabili perché, abbandonati dalle stesse istituzioni. A danno delle aziende serie e professionali e a elusione del diritto del lavoro. La mala impresa ringrazia. E’ impossibile risolvere questa situazione senza la volontà della parte istituzionale – continuano -. Anche qualora fosse vero che non ci sono posti vuoti nei Cas, la responsabilità di trovare soluzioni, è ancora della Prefettura locale, la quale potrebbe anche fare un interpello ministeriale chiedendo il trasferimento dei richiedenti su altro territorio, o trovare altre soluzioni come per tutte le “emergenze””.
“Quale è la verità? – si chiedono dalla rete – Ministero e Prefettura sono in filo diretto, devono chiarire se non ai comuni cittadini almeno all’amministrazione comunale. Altro scottante tema riguarda i titolari di protezione internazionale i quali dovrebbero essere collocati all’interno del Sistema accoglienza e integrazione gestito direttamente dagli enti locali con i fondi ministeriali, che aiuterebbe a gestire il fenomeno invece che farlo diventare un problema. Un problema e non una risorsa”.
“Invece chi ha ricevuto lo “status” dalla commissione territoriale che è il braccio operativo competente del ministero, con un atto della Prefettura (sempre parte del Governo), dalla sera alla mattina si ritrova senza alloggio e senza sostegno di nessun genere, costretto ad accomodarsi nei parcheggi cittadini – proseguono-. Ottimo lavoro e ottimo uso delle risorse pubbliche, la criminalità organizzata di etnia nostrana ringrazia”.
“Siamo ancora convinti che questo agire sia finalizzato a generare maggiore sicurezza? – continuano- Lasciare prive di ricovero persone con certificate fragilità psichiche, disabili al 70%, ammalati di tisi antibiotico-resistente, (tutti intercettati dal volontariato sociale) è un modo per tutelare noi residenti? Ci sentiamo davvero più protetti da questo disimpegno caparbio doloso o colposo? Parliamo di diritti, non di concessioni. Di leggi, non di carità”.