L’accorpamento dell’Istituto comprensivo San Bernardino torna al centro del dibattito politico senese. Nell’interrogazione presentata in consiglio comunale, la capogruppo del Pd Anna Ferretti chiede alla giunta come intenda tutelare famiglie, studenti e personale di fronte allo smembramento dell’istituto in tre scuole diverse — infanzia alla Tozzi, primaria al Cecco Angiolieri e secondaria alla Jacopo della Quercia — una scelta che, secondo la consigliera, risponde “a criteri esclusivamente numerici” e che “comporterà se non nell’immediato ma sicuramente in futuro perdita di posti di lavoro e spostamenti di personale”.
Ferretti domanda inoltre se siano state coinvolte famiglie e sindacati e se il Comune sosterrà l’appello del presidente Giani affinché i parlamentari toscani presentino emendamenti per bloccare gli accorpamenti.
Il tema non riguarda solo Siena. Il decreto interministeriale impone alla Toscana 16 accorpamenti per il 2026/27, due dei quali in provincia: l’Istituto San Bernardino nel capoluogo e il comprensivo Folgore di San Gimignano. La Regione ha impugnato il provvedimento davanti al Presidente della Repubblica, denunciando una “sottostima di 8.000 studenti” da parte del Ministero, elemento che altererebbe il calcolo delle autonomie scolastiche.
San Gimignano è il comune che più apertamente ha scelto la via della mobilitazione. Per sabato è previsto un presidio davanti alla sede dell’Istituto Folgore. “Le scuole sono un presidio di comunità e non un costo — afferma Andrea Marrucci, primo cittadino — Ridurre il numero degli istituti significa indebolire un luogo fondamentale di formazione, crescita e cultura, soprattutto nelle aree interne”. Il sindaco avverte che un accorpamento imposto dall’alto rischia di accelerare spopolamento e marginalità: “Chiediamo la sospensione immediata dei provvedimenti e un confronto reale con enti locali, famiglie e lavoratori”.
Marrucci interviene anche come presidente di ALI Toscana, l’associazione degli enti locali, ampliando la lettura ai territori più fragili della regione. “Gli accorpamenti scolastici imposti dal Ministero rischiano di colpire ancora una volta i Comuni più piccoli: non si può ridurre la scuola a una questione di numeri o di spesa», commenta. Una posizione netta, ampliata dall’invito ai parlamentari toscani a correggere l’impianto normativo: “Ogni accorpamento rappresenta una perdita di presidio e di coesione sociale. Difendere la scuola significa difendere la vita stessa dei territori toscani”.