“L’accorpamento di istituti toscani va a pregiudicare la capacità di svolgere un servizio scolastico adeguato nelle aree della Toscana diffusa, la funzionalità, l’efficienza, il servizio. Con il ricorso alla Corte costituzionale vogliamo dire che la scuola pubblica non può essere penalizzata e ridimensionata, non può essere considerata oggetto di tagli in questo momento”.
Così è intervenuto il presidente della Regione Eugenio Giani oggi in una conferenza stampa dove è stato spiegato il motivo per cui la Toscana presenterà un ricorso alla Consulta contro la norma approvata dal Governo sugli accorpamenti scolastici. La Giunta regionale, infatti, ha approvato ieri una delibera che ha dato mandato all’avvocatura regionale di costituirsi in giudizio contro la nuova disciplina di riorganizzazione della rete scolastica contenuta nell’ultima legge di bilancio.
Nel dettaglio, spiegano dalla Regione, si tratta dell’articolo 1, comma 557 della legge, che inserisce i commi 5 quater, quinquies e sexies dopo il comma 5 ter dell’art.19 del Dl n. 98/2011, convertito in legge 111/2011.
“Le norme in questione individuano i parametri correttivi per determinare e ripartire i contingenti dei dirigenti scolastici, prevedendo una riduzione degli organici da parte dello Stato in modo unilaterale, che costringerà ad accorpare numerosi istituti senza la possibilità di alcun intervento regionale- ricordano 1 così da Firenze in una nota le proprie ragioni -. Si stabilisce infatti che lo Stato potrà esercitare il potere sostitutivo di determinare la distribuzione tra Regioni dell’organico nel caso di mancato accordo entro il 31 maggio in conferenza unificata”.
Ed ancora, prosegue il comunicato, “i criteri che il ministero dell’Istruzione e del Merito adotterà per definire i contingenti non sono stati ancora esplicitati chiaramente, ma sulla base di elaborazioni comunicate dal Ministero si evince che il numero di dirigenti scolastici che verrà assegnato alla Toscana non sarà sufficiente a coprire le attuali dirigenze attive sul territorio regionale”.
C’è poi il nodo dei 900 studenti: l’ipotesi è infatti che il governo, nella manovra, sia intenzionato ad aumentare di 300 unità il limite del tetto dell’autonomia scolastica portandolo a quel numero.
Sotto quel dato però ci sono, stando ai numeri diffusi da Anna Cassanelli, segretaria della Flc Cgil di Siena, tredici istituti comprensivi e quattro scuole superiori in provincia di Siena.
“La maggior parte delle strutture che nell’anno scolastico 2022-2023 hanno una popolazione inferiore a questo paramento si trova nei comuni del sud della provincia, come Amiata e Val di Chiana – sottolinea Cassanelli – . Il rischio è che in quest’area si arrivi all’accorpamento, con una riduzione del 10% del personale Ata”.
Il pericolo inoltre, per la sindacalista, è che si porti avanti un circolo vizioso che è già scattato: “Inevitabilmente – afferma- nei paesi più piccoli, e con meno bambini, potrebbero chiudere le scuole d’infanzia e di conseguenza si potrebbe alimentare anche lo spopolamento di queste zone”. Flc-Cgil intanto è al lavoro per organizzare una conferenza dove illustrare un quadro più dettagliato della situazione.
MC