A decretare ufficialmente lo smembramento della San Bernardino di Siena è stata oggi una delibera della provincia. L’atto concretizza definitivamente la divisione della scuola: materna ed elementari si uniscono alla Jacopo della Quercia. Le medie invece vanno con la Tozzi.
La decisione era già nota alle sigle di categoria di Cgil, Uil e Snals. La Regione, nell’ambito della conferenza provinciale dell’istruzione, aveva detto che non c’era più tempo per rimandare la ratifica del piano di ridimensionamento.
Sarà accorpato anche l’istituto Folgore di San Gimignano, con l’istituto comprensivo “2” di Poggibonsi.
All’orizzonte emergono problemi a cui va data una risposta immediata.
Ecco perché sindacati, Comune e provincia ed altri attori coinvolti nel percorso si sono già incontrati ad un tavolo con l’obiettivo di minimizzare gli effetti delle misure stabilite su personale e studenti. Il primo è stato riservato alla San Bernardino ma a gennaio si parlerà anche della scuola di San Gimignano.
“Il nostro obiettivo sarà chiedere garanzie affinché questi accorpamenti, al di là della perdita inevitabile del posto di lavoro per il dirigente scolastico e per il direttore dei servizi amministrativi, non comportino ulteriori riduzioni dell’organico. Mi riferisco al personale docente, al personale tecnico-amministrativo e ai collaboratori scolastici – dice la segretaria della Flc Cgil di Siena Anna Cassanelli – . Se ciò accadesse, avremmo un impatto non solo occupazionale – con perdite di posti di lavoro in provincia – ma anche sulla qualità dell’offerta formativa delle scuole e dei servizi offerti a studenti e famiglie”.
I danni principali riguardano due aspetti. Il primo è quello della didattica: “Quando una famiglia iscrive il proprio figlio in un istituto comprensivo, aderisce a un progetto educativo specifico – spiega Cassanelli – . Questo progetto differisce da scuola a scuola perché dipende dalle dirigenze, dagli insegnanti e dal personale. Interrompere questa progettualità significa non solo rompere il patto educativo con le famiglie, ma anche dissipare un patrimonio di competenze e professionalità che il personale ha costruito nel tempo”.
Poi c’è il mantenimento dei singoli servizi: “Un esempio concreto è il mantenimento dei presidi di segreteria. Se a questi accorpamenti dovesse corrispondere una diminuzione dell’organico, l’istituto che ottiene l’accorpamento potrebbe non avere sufficiente personale amministrativo per garantirli”, continua Cassanelli.
MC