Continuano a non mancare coloro che, alla ricerca dell’affare, incappano in una delle numerose truffe che vengono perpetrate da soggetti che operano online. Così un senese di 62 anni concludeva qualche settimana fa degli acquisti su una nota piattaforma di vendite telematiche, avendo rintracciato a prezzi molto convenienti delle macchine agricole che altrimenti gli sarebbero venute a costare molto di più. Attratto da tale fortunata circostanza, per non perdere l’occasione, l’ignaro acquirente contattava l’autore dell’inserzione che, per bloccare l’affare, gli chiedeva un anticipo di 600 euro da versare mediante una ricarica da compiere su una carta Postepay. Effettuata tale transazione l’attraente inserzione e l’autore della stessa sparivano dai radar e a quell’utenza cellulare il truffato non rintracciava più nessuno. Avendo compreso di essere stato severamente gabbato, egli si rivolgeva a questo punto ai Carabinieri di Rosia, ai quali presentava una dettagliata denuncia/querela. I Militari prendevano a cuore tale situazione e intraprendevano delle indagini sperando di poter venire capo di qualcosa. Si trattava di vedere se il truffatore avesse lasciato qualche traccia lungo il percorso, come ben poteva essere. Con l’ausilio delle Poste Italiane, ricostruendo qualche triangolazione, si risaliva così al vero titolare della carta ricaricata, che non era un cittadino dello Sry Lanka, come appariva a prima vista, ma un 64enne noto alle cronache per episodi analoghi e residente in Emilia Romagna. Stabilito che a ricevere i soldi era stato lui, i Militari si dedicavano a ricostruire chi fosse stato il reale utilizzatore dell’utenza cellulare dalla quale il raggiro era stato congegnato. Con un po’ di fatica i Militari identificavano un uomo di 52 anni, anch’egli con precedenti denunce per fantasiose truffe portate a segno, pure lui residente in Emilia Romagna, che indagini successive dimostravano essersi spesso relazionato col primo soggetto individuato. Entrambi i malfattori venivano pertanto denunciati per truffa aggravata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siena. Naturalmente i soldi su quella carta ci sono rimasti solo per poche ore, il tempo necessario per sottrarli alle giuste recriminazioni dello sfortunato compratore e degli inquirenti.