Oggi e domani la chiusura delle strade Tommaso Pendola e San Quirico per la rimozione della gru del Santa Teresa. Entro domani il mostro non ci sarà più, segno tangibile dell’abbandono di un’idea non più percorribile.
Anche l’architetto del purismo senese Giuseppe Partini ha lavorato sul progetto dell’istituto Santa Teresa, struttura che a memoria di chi scrive era – forse fino agli Ottanta – un collegio femminile gestito da una Congregazione di Suore Carmelitane. Poi un liceo linguistico, il Toniolo.
Quanti hanno frequentato, come la sottoscritta, il liceo al Tolomei, a pochi metri di distanza, a Sant’Agostino, ricoderanno bene che la mattina prima di entrare a scuola tanti nostri coetanei deviavano su per via Tommaso Pendola fino a raggiungere il liceo Toniolo che si trovava dentro al Santa Teresa.
Le suore lasciarono l’istituto e sul finire degli anni Novanta, con la legge sulle Fondazioni anche il Santa Teresa divenne tale e a questa Fondazione partecipavano il Comune, la Provincia e l’Arcidiocesi. Da allora tante proposte furono fatte su un eventuale riutilizzo dell’immobile, sempre comunque nell’ambito di residenza o collegio universitario. E qualche ombra si era allungata sul progetto.
E arrivò la gru. Perché si dette inizio ai lavori. Lavori poi fermati con l’arrivo della grande crisi che ha colpito la città. Una breve sintesi per quanti non ricordassero la presenza della gru in via San Quirico. Numerose interrogazioni in consiglio comunale e tante polemiche, soprattutto perché quella gru, quel gigante dai piedi d’argilla era rimasta l’unica testimone dei fasti di una Siena che non esiste più e forse anche dell’ostentazione di grandezza di questa piccola città che però non ha saputo coltivare la sua ricchezza ma solo sperperarla.
Sui giornali abbiamo parlato tante volte del rischio che questa gru, ormai vecchia e arrugginita, ferma lì da anni col solo movimento dato dal vento, rappresentava ormai per la zona circostante: sarebbe potuta cedere o, come è accaduto più volte (l’ultima meno di un mese fa) essere catalizzatore di fulmini durante i temporali, col risultato di far saltare centraline in tutta l’area da Pian dei Mantellini fino a Castelvecchio.