Il personale di polizia penitenziaria del carcere di Ranza è in stato di agitazione. A dichiararlo sono i sindacati di categoria Fns Cisl, Uilpa, Sappe, Sinappe, Uspp, Fp Cgil, Osapp, Cnpp-Snpp.
La decisione è scaturita a seguito dell’aggressione che un agente ha subito da alcuni detenuti lo scorso 4 luglio. Ed è stata comunicata dalle sigle in una lettera inviata al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Stefano Carmine De Michele, al provveditore dell’amministrazione penitenziaria di Toscana e Umbria Gloria Manzelli, al direttore della struttura sangimignanese Mariagrazia Giampiccolo.
“Il vile atto perpetrato ai danni di un poliziotto penitenziario impegnato a garantire l’ordine e la sicurezza dell’Istituto è la dimostrazione lampante che bisogna necessariamente entrare nel merito delle condizioni lavorative del personale di polizia penitenziaria e, quanto prima, correre ai ripari per scongiurare il verificarsi di simili accadimenti – scrivono le organizzazioni – . Questo ennesimo episodio si aggiunge ad una lunga serie di eventi simili che man mano, nel corso degli anni, stanno seriamente compromettendo il morale e la sicurezza dei poliziotti penitenziari che si ritrovano oramai ad operare in condizioni sempre più difficili e pericolose”.
Lo stato di agitazione si svilupperà attraverso l’astensione della consumazione del pasto alla mensa di servizio. I sindacati chiedono inoltre “l’immediato trasferimento dei detenuti che si sono resi responsabili dello spregevole episodio, e del trasferimento di tutti i detenuti con problemi psichiatrici in quanto la struttura non è capace di gestirli per mancanza di assistenza psichiatrica giornaliera”.
Alla direzione del carcere viene richiesta la sospensione o una limitazione drastica “delle attività trattamentali svolte durante i turni pomeridiani per non esporre ad ulteriori rischi il personale di polizia penitenziaria già fortemente provato dalla grave carenza di organico che interessa la casa di reclusione”.
Al Dap invece si chiede di intervenire sulla “cronica carenza di organico perché la forza operativa del reparto annovera unità di polizia penitenziaria non realmente impiegabili fornendo dati fuorvianti e non delineando concretamente il grave contesto determinatosi ed inoltre chiediamo di valutare se vi è conformità tra la pericolosità sociale dei detenuti reclusi e la vigilanza “dinamica” delle attività trattamentali a cui partecipano”, si legge nella missiva.
I sindacati poi scrivono di “detenuti in transito verso la sala teatro per le attività pomeridiane, che hanno assistito alla scena ma che hanno fatto finta di non vedere ed hanno continuato a camminare senza né soccorrere il collega ferito, né tantomeno cercare di fermare o far ragionare i detenuti che proteggevano il pestaggio in corso”.
“Questo fa pensare” alle organizzazioni “che anche i detenuti “più meritevoli” nell’istituto di San Gimignano, alla fine avallano queste azioni di violenza e prevaricazione”.
Le sigle chiedono ancora “in questi casi quali siano i criteri minimi per l’attivazione” del permesso di uscita. E poi auspicano “immediate iniziative per porre fine a questa spirale di violenza e per garantire un ambiente di lavoro più sicuro e dignitoso per tutto il personale di polizia penitenziaria”.
In assenza di risposte le organizzazioni “intraprenderanno forme di protesta più incisive con il conseguente coinvolgimento degli organi di stampa”.