“Dopo il Chianti anche in Val d’Elsa riceviamo segnalazioni di sfruttamento, e addirittura di denunce di violenza, ai danni di lavoratori di origine straniera impiegati in imprese che offrono servizi specifici alle aziende agricole del territorio”
Lo denunciano in una nota la Cgil e la Flai Cgil di Siena. “Queste imprese, tramite loro uomini di fiducia, che tutti i lavoratori chiamano abitualmente ‘capo’ anche perché spesso non ne conoscono le generalità, – spiegano le organizzazioni sindacali – portano le persone sul luogo di lavoro, ovvero nei vigneti e nei terreni delle aziende agricole, costringendole a ritmi estenuanti con la minaccia di ripercussioni anche fisiche, che purtroppo vengono messe in pratica se i lavoratori accennano a rivendicare un regolare contratto, un giusto salario o modalità ed orari di lavoro sopportabili”. I sindacati proseguono: “Il fenomeno sta diventando inquietante perché delinea una pratica diffusa di sfruttamento di manodopera e racconta di pressioni e violenze perpetrate ai danni di persone, che spesso non comprendono nemmeno la lingua, da parte di personale esterno ma che opera all’interno di grandi aziende agricole del nostro territorio, spesso conosciute e rinomate”.
“Ci domandiamo se tali aziende, che anche grazie all’impiego di queste squadre di lavoratori riescono sicuramente a fare più profitto, – sottolineano i sindacati – controllino cosa accade nelle loro proprietà; ci riesce francamente difficile credere che ne siano all’oscuro. Ricordiamo che di questi fatti sono responsabili a norma di legge e quindi suggeriamo loro di verificare a chi affidano i lavori, anche perché il prestigio e il livello di un prodotto è il frutto della qualità dei processi lavorativi che lo determinano”.
“Continueremo a supportare tutti i lavoratori che si rivolgono a noi e che trovano il coraggio di denunciare anche alle Autorità le vessazioni e le modalità di lavoro irregolare che sono costretti a subire – concludono le organizzazioni sindacali – e chiediamo alle Associazioni di categoria e alle aziende serie di vigilare su questi fenomeni di caporalato per contrastare insieme tali reati, che portano inevitabilmente a pratiche di concorrenza sleale e svilimento di un’eccellenza territoriale”.
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