Agroalimentare, il boom dell’export senese: nel 2022 un volume d’affari di 643 milioni di euro, la crescita è del 12%

Un volume da 643 milioni di euro, una crescita in un anno del 12%, ed il secondo posto in Toscana nella classifica delle province con la maggiore vocazione all’export di cibo e bevande: questa la performance stabilita dal territorio di Siena nel campo dell’agroalimentare e fotografata da Coldiretti Toscana, sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi al 2022.

Meglio di noi fa solo Firenze con 878 milioni di euro ed una crescita del 25%. Insieme Firenze e Siena valgono 1,5 miliardi di euro, quasi la metà dell’intero valore di 3,3 miliardi di export di prodotti.

“E’ un risultato maturato in un contesto geopolitico complicato che rafforza il primato di riconoscibilità internazionale delle nostre produzioni e dimostra la straordinaria capacità di penetrazione nei mercati stranieri di vino, olio, formaggio e pasta regionali”, ha commentato un soddisfatto Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana. consumatori di tutto il mondo vogliono mangiare toscano perché i nostri prodotti sono sinonimo di sicurezza, trasparenza e genuina alimentazione ed evocano qualità, bellezza e paesaggio. I prodotti del nostro paniere sono entrati nelle abitudini dei consumatori stranieri che ora li consumano regolarmente. Non è più un consumo spot o legato a momenti speciali. – spiega – Contestualmente alle nostre eccellenze stiamo esportando un modello di alimentazione sano che è alle fondamenta della Dieta Mediterranea: varietà ed equilibrio senza eccessi. Purtroppo la visione miope e discriminatoria di alcuni paesi dell’Unione Europea vorrebbe imporre etichette allarmistiche sul nostro cibo e sui nostri vini equiparandoli alle sigarette. Pura follia. Stiamo combattendo per evitarlo”.

Ma non è l’unica insidia. “L’altra grande minaccia arriva dalle multinazionali del cibo sintetico pronte ad inondare il mercato mondiale di carne, pesce e latte prodotto nei bioreattori spezzando per sempre il legame tra uomo, natura e paesaggio. – prosegue Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Per fermare la deriva dei cibi artificiali serve una legge del nostro Governo: la proposta di un disegno di legge c’è già, ora serve un ultimo sforzo per discuterla ed approvarla in Parlamento. La nostra mobilitazione va avanti. In pericolo ci sono, solo nella nostra regione, 52 mila imprese agricole e 70 mila occupatie tutto l’indotto diretto ed indiretto del turismo rurale di cui gli agricoltori sono assoluti protagonisti”.

“I prodotti più esportati sono vino, olio, piante, pasta, piante, frutta ed ortaggi. Germania e Francia sono i paesi del vecchio continente più importanti insieme al Regno Unito, poi gli Stati Uniti d’America ed il Canada. Mercati dove le 89 produzioni a denominazione, tra Dop e Igp, sono molto richieste perché garantiscono tracciabilità, trasparenza, qualità e un legame con il territorio. L’andamento sui mercati internazionali potrebbe però ulteriormente migliorare – sottolinea Coldiretti Toscana – con una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale il cui valore è superiore ai 6 miliardi di euro, anche sulla spinta della guerra che frena gli scambi commerciali con sanzioni ed embarghi, favorisce il protezionismo e moltiplica la diffusione di alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale”.

“Il falso Made in Italy – conclude Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – danneggia le imprese agricole, la nostra economia, l’immagine della Toscana e dell’Italia nel mondo ed impedisce la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro lungo tutta la filiera. Oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre venduti all’estero non hanno alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese”. Per difendere il primato italiano e toscano nell’Unione Europea è molto importante arrivare all’approvazione della riforma del sistema europeo delle denominazioni di origine (IG). In questo senso Coldiretti Toscana, tra le prime in Italia a muoversi in Italia a sostegno della riforma, considera importante la volontà del Parlamento di indicare obbligatoriamente la provenienza in etichetta dei prodotti ad indicazione geografica protetta (IGP) per proteggere i consumatori dagli inganni.