L’esperienza dell’Asl Toscana sud est sulle Centrali operative territoriali (Cot). È stato questo l’argomento dell’intervento del direttore generale dell’Azienda Antonio D’Urso al Forum Sistema Salute di Firenze nella giornata di ieri. In un contesto così esteso come quello delle province di Arezzo, Grosseto e Siena, l’Asl è impegnata dal 2016 nell’implementazione di quelle che su input del Pnrr saranno sempre più elementi fondamentali della sanità territoriali, in quanto strumenti per la gestione di tutte quelle cure non prettamente ospedaliere e l’armonizzazione con queste. Nel futuro, infatti, sarà sempre più importante la medicina di prossimità.
Nel 2016 l’Asl Toscana sud est ha istituito due tipologie di centrali: le Agenzie di continuità ospedale-territorio (Acot) zonali e la Centrale di cronicità.
Le prime garantiscono dal punto di vista organizzativo la continuità assistenziale del paziente nel percorso di dimissione attraverso una programmazione della stessa. Predispongono e gestiscono il Piano di assistenza individuale (Pai) in collaborazione con il medico di medicina generale. Sono costituite da un’equipe multidisciplinare rappresentata dal medico di comunità, infermiere, assistente sociale, fisioterapista, fisiatra e geriatra in consulenza. Fanno capo funzionalmente alle Zone Distretto.
La Centrale di cronicità si occupa dei percorsi di uscita dalla fase ospedaliera acuta del paziente alla fase post acuta, ma anche di episodi di riacutizzazione che si verificano sul territorio al fine di evitare un ricovero improprio. Dà impulso alla comunicazione bidirezionale tra ospedale e sanità territoriale, rapportandosi anche con le tredici Acot zonali dell’Asl Toscana sud est.
Durante l’emergenza dovuta alla pandemia, la Centrale ha assunto anche il ruolo di Centrale Covid, attraverso l’attivazione di percorsi separati. Ha coordinato le attività relative alla gestione dei pazienti Covid positivi sul territorio in stretta sinergia con i presidi ospedalieri, favorendo l’attivazione delle Usca, l’ingresso negli alberghi sanitari, l’accesso alle Cure intermedie, la gestione dei tamponi nasofaringei.
Sempre durante la pandemia, l’Asl ha attivato un’interessante esperienza di telemonitoraggio di pazienti positivi, che, con costi veramente contenuti, ha permesso di prendere in carico per 14 giorni pazienti fragili riducendo la necessità di accesso in pronto soccorso. Tale progetto ha gettato le basi per l’avvio di progetti di Comunity emergency medicine, cioè il reimpiego di mezzi di soccorso avanzato dell’emergenza territoriale per la gestione di pazienti cronici con bisogni di salute a bassa priorità ma con forte rischio di accesso in pronto soccorso se non presi in carico in tempi contenuti.
Queste strutture e altri interventi che sono in fase di sperimentazione, saranno tutti armonizzati alle direttive del Pnrr, per garantire una sanità territoriale sempre più all’avanguardia e pronta a rispondere ai bisogni dei cittadini.