I giovani toscani sono stressati dall’attività scolastica, non si sentono in buona salute, sono sedentari. E più della metà di loro, a quindici anni, è abituata a bere alcolici.
A dirlo è Regione Toscana sulla base dei dati emersi dall’indagine HBSC che si è focalizzata sulla salute delle ragazze e dei ragazzi in età scolare.
L’Iss ha coordinato la ricerca con alcuni atenei, tra cui quello di Siena. Il campione sono oltre 3mila studenti toscani che hanno un età di 11, 13, 15 e 17 anni. In provincia sono state coinvolte dodici scuole del Capoluogo, di Montepulciano, di Monteriggioni, di Colle Val d’Elsa e di Sinalunga.
“I numeri complessivi sono replicabili anche nel nostro territorio”, ha affermato Giacomo Lazzeri, docente associato di igiene e medicina preventiva che fa parte del dipartimento di medicina molecolare e dello sviluppo dell’Università senese.
Il primo indicatore che salta subito agli occhi è il fatto che i ragazzi che si reputano in buona salute nel 2022 sono decisamente in calo rispetto al 2018. Ad incidere è stata anche la pandemia. “Il covid – aggiunge Lazzeri – ha avuto ripercussioni sulla salute percepita”.
Colpisce, dicevamo, anche il paramento sul consumo di bevande alcoliche: il 53,5% dei quindicenni intervistati le ha bevute almeno una volta nell’ultimo mese. Poi c’è il fronte dell’alimentazione: più di un quindicenne su quattro salta la prima colazione.
Quindi ci sono i numeri sulle sigarette: “Negli ultimi trenta giorni oltre il 30% delle femmine ha fumato. Sono il doppio dei maschi – prosegue Lazzeri -. Le ragazze che fumano ogni giorni nell’ultimo mese sono il 10%, il doppio dei maschi”.
Capitolo attività sportiva: solo il 44,8 per cento di tutti gli adolescenti toscani svolge attività motoria di un’ora per quattro giorni a settimana. “Un’abitudine che diminuisce al crescere dell’età e che è ben lontana dalle raccomandazioni dell’Oms”, puntualizzano dalla Regione.
Gli impegni scolastici stressano il 51,5% del campione. I giovani che fanno uso problematico dei social media sono in Toscana l’11,7 per cento, il 23,6 per cento per i videogiochi: la media italiana è leggermente superiore.
MC