Alessandro Amidei è un amante della storia e della memoria della propria contrada. Per lui solo Giorgio Bassani avrebbe potuto scrivere il Palio come fosse un libro.
E’ un vero e proprio Sherlock Holmes degli oggetti contradaioli. Ha scovato materiale relativo a Siena e alle contrade nei mercatini dell’usato di tutta Italia. E tanto ne ha trovato per il suo rione, l’Istrice. Non a caso ne è stato per lungo tempo l’archivista. Alessandro Amidei ha anche un’altra grande passione: la scrittura. Sagace e caustico, con le parole ci ha sempre saputo fare, tanto da essere stato per molte volte uno degli autori dei numeri unici per le vittorie della contrada di Camollia. Ultimamente ha seguito i lavori e l’allestimento dei nuovi locali adibiti a museo del proprio rione, in quanto autentico “custode” della cultura e della memoria istriciaiola.
Come ci sta uno “scrittore” in contrada?
«Ringrazio ma io non sono e nemmeno mi sono mai sentito uno scrittore. Mi limito a collaborare per soddisfare quelle che sono le esigenze della contrada, siano esse celebrative o di qualsiasi altro genere».
Il Numero Unico per celebrare la vittoria è una sfida creativa o una specie di obbligo necessario e un po’ noioso?
«A mio modo di vedere il Numero Unico di tutte le contrade, partendo, soprattutto negli ultimi anni, da presupposti velleitariamente letterari (tipo libro vero e proprio, con tutto ciò che quanto meno l’intenzione comporta, in tutti i sensi), si sta trasformando, ed è oggettivamente sempre di più, un qualcosa di fine a se stesso, con la ricerca affannosa a cercar di accontentare quanta più gente di contrada possibile (con foto o citazioni), con il terrore palese di non dimenticare nessuno. Per cui o coraggiosamente ci si rinnova o si sprofonda nel banale assoluto».
Ha mai percepito in contrada una divisione tra “acculturati” e popolo cosiddetto “ignorante”?
«Premesso che una divisone in questi termini tra contradaioli non esiste, c’è sempre stato e tuttora persiste un tacito reciproco rispetto tra persone più preparate ed altre meno, ovviamente per ciò che attiene l’essenza culturale (arte, storia, memorie ecc.) della contrada stessa».
Cos’è la cultura di una contrada? Pensa che ogni rione abbia la propria?
«La cultura di una contrada è il nocciolo cognitivo della sue storia, delle sue memorie, delle sue tradizioni, della sua gente e ogni rione in questo senso è un “unicum” che va a legarsi, ovviamente, in maniera indissolubile con la storia grande di Siena nostra».
Contrada di ieri e contrada di oggi. Quali sono le differenze? E le analogie?
«Per rispondere a questa domanda occorrerebbero spazi enormi, qualunque sia il mezzo prescelto per dare una risposta esauriente. Cerco di sintetizzare al massimo: le differenze sono scritte dal trascorrere del tempo, le analogie vivono nel profondo del cuore di noi contradaioli».
Se il Palio fosse un libro, chi lo avrebbe scritto e di che genere sarebbe?
«Forse lo avrebbe scritto tanti addietro Giorgio Bassani e il genere sarebbe certamente stato quello di una storia di vita vissuta, forse un po’ amara nell’intima essenza dei suoi personaggi, profondamente legati al passato e massimamente dubbiosi verso un futuro da vivere, segnato da tante incertezze».
Emilio Mariotti