Siena

Alle Scotte trenta trapianti tra cuore, polmone e rene da inizio 2020

Trenta trapianti effettuati nei primi quattro mesi del 2020 all’Aou Senese, tra cuore, polmone e rene. L’emergenza coronavirus non ha fermato l’attività dei centri trapianto di cuore e polmone, unici in Toscana, e di quello di rene, che ha appena festeggiato il ventennale dall’apertura. Grazie alla generosità delle famiglie dei donatori, al Coordinamento Donazioni Organi e Tessuti e allo straordinario supporto della Misericordia di Siena e della Polizia Stradale per l’attività di trasporto organi, tanti pazienti hanno iniziato una nuova vita grazie all’organo ricevuto in dono. Per quanto riguarda il cuore, tra gennaio e aprile sono stati fatti 5 trapianti, con pazienti riceventi in condizioni critiche e in emergenza nazionale seguiti dalla Cardiochirurgia e Cardiologia Clinico-Chirurgica. Nello stesso periodo sono stati impiantati 5 VAD, cioè sistemi alternativi di assistenza ventricolare che vengono utilizzati per i pazienti che non possono essere sottoposti a trapianto. Tutti i pazienti stanno bene e hanno superato la fase critica. Il centro è attivo all’interno del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, diretto dalla dottoressa Serafina Valente. «Il candidato al trapianto di cuore – spiega il cardiochirurgo Massimo Maccherini, coordinatore del centro – entra in lista d’attesa dopo attenta valutazione multidisciplinare. Identificata una buona corrispondenza tra ricevente e organo viene effettuato il trapianto. Il paziente è costantemente sottoposto a controlli per evitare rischi di rigetto e mantenere un’adeguata terapia immunosoppressiva». I centri trapianto di polmone e rene sono attivi nel Dipartimento di Emergenza Urgenza e dei Trapianti, diretto dal professor Sabino Scolletta. Per quanto riguarda il polmone, nello stesso periodo sono stati effettuati 5 trapianti di cui 3 singoli e 2 doppi. «Tutti i pazienti stanno bene – commenta Piero Paladini, direttore UOC Chirurgia Toracica – considerando anche che il polmone è l’unico organo solido a diretto contatto con l’esterno ed è quindi maggiormente soggetto alle infezioni anche perché è dotato di meccanismi di difesa molto attivi, che lo espongono ad elevati rischi infettivi. L’ultimo trapianto è stato effettuato il 20 aprile e il paziente, attualmente ricoverato in terapia intensiva, risponde positivamente alle cure. Il trapianto di polmone – conclude Paladini – è necessario per tutte quelle patologie che portano a insufficienza respiratoria terminale e i pazienti vengono seguiti dall’UOC Malattie dell’apparato respiratorio». Tutti i pazienti sottoposti a trapianto di cuore e di polmone vengono poi trattati dall’Anestesia e Rianimazione Cardio-Toraco-Vascolare, diretta dal dottor Luca Marchetti. L’organizzazione dei trapianti di cuore e polmone è molto complessa perché si tratta di organi delicati che devono essere prelevati ed impiantati in poche ore ed è quindi necessario organizzare le attività delle èquipe di espianto e trapianto e, contestualmente, di trasporto se l’organo proviene da altre strutture o da fuori regione, oltre alle fondamentali attività di sala operatoria, compresa l’attività di circolazione extracorporea effettuata dai perfusionisti. Sono numerose le professionalità e specialità che intervengono prima, durante e dopo il trapianto e ognuno ha un ruolo fondamentale. Il centro trapianti di rene, che lavora in stretta sinergia con l’UOC Nefrologia Dialisi e Trapianti e l’UOC Anestesia e rianimazione perioperatoria ha invece effettuato ben 15 trapianti tra gennaio e aprile 2020 di cui 10 nel periodo del lockdown. «Sono stati casi molto particolari e complessi – spiega il professor Mario Carmellini, direttore Chirurgia dei Trapianti di rene – tra i pazienti trapiantati abbiamo infatti effettuato due doppi trapianti, 3 casi di secondo trapianto con sostituzione del rene già trapiantato anni fa e un caso di terzo trapianto. Nel periodo del lockdown abbiamo posticipato l’attività di trapianto da donatore vivente che è stata considerata differibile, e ci siamo concentrati sui pazienti più urgenti, con deficit immunologico, che avevano un maggior rischio di contrarre l’infezione da coronavirus».

marco crimi

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